Anche noi, come Pietro, siamo tentati di passare avanti, di arrivare subito alla gloria, senza passare dalla croce.
Dal Vangelo secondo Marco (8,27-33)
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Pochi lo sanno, ma esiste una cosiddetta “psicologia della fila”. Nel corso degli anni numerosi psicologi e sociologi si sono approcciati al fenomeno della fila, cercando di isolare alcune variabili ricorrenti che potessero dare una spiegazione scientifica al modo in cui si comportano le persone in coda.
È stata così, per esempio, stabilita la “regola del 6”: le persone non sono propense a fare file con più di 6 persone e si spazientiscono, mediamente, dopo soli 6 minuti di attesa.
Quando dietro di noi si incolonnano altre persone, spesso scegliamo di aspettare; questo accade perché la mancanza di un riferimento dietro di noi influenza negativamente l’appetibilità e l’utilità della fila che stiamo facendo.