Guardatevi dai falsi profeti

Ogni discepolo che per il battesimo è costituito profeta, è chiamato a saper guardare oltre le apparenze e l’immediato.

Dal Vangelo secondo Matteo (7,15-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

 

 

 

Come possiamo fare discernimento tra verità e menzogna? Gesù lo dice chiaramente: occorre distinguere tra apparenza e sostanza, tra esteriorità ed interiorità, tra ciò che si vede e ciò che ci sta dietro: tra la veste apparente di pecora e la realtà del lupo rapace che vi si camuffa sotto.

Quanti gesti di bontà, quante relazioni d’amore, in verità celano avidità, rapacità, interessi appunto nascosti. Come si fa a distinguere la gratuità dell’amore dal commercio affettivo e relazionale? Come si fa a distinguere un’unione coniugale che ha alla base l’amore sincero da una relazione coniugale basata sull’interesse? Come si fa a distinguere una vera amicizia dalla semplice comitiva che ha l’interesse di divertirsi insieme il sabato sera? Come si fa a distinguere l’evangelizzazione dal proselitismo? E potremmo continuare così all’infinito…

Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi?
Il riconoscimento della vera profezia dalla falsa profezia non avviene immediatamente. Occorre attendere che l’albero produca i suoi frutti. Solo quando l’albero metterà fuori i suoi frutti si svelerà la bontà o la menzogna che lo abita.

 

 

Nel testo c’è quasi un ossessione nel ripetere la parola “frutto”. Viene ripetuta ben sette volte! Perché? Perché la profezia non si riconosce dal grado di potere detenuto da chi la pronuncia (un politico, un vescovo, l’hanno detto alla tv…) e neanche dall’eloquenza di chi la pronuncia, dall’eleganza dei discorsi, dal montaggio audiovisivo… ma per il frutto che produrrà. Perciò di fronte ad una parola, un discorso, un fatto spacciato per vero, la domanda che dobbiamo porci è: dove mi porta questa cosa? se la seguo dove mi conduce, che cosa mi porta a fare? Si tratta proprio di interrogarsi sulle conseguenze pratiche del discorso.

Si tratta di essere lungi-miranti cioè di saper vedere lontano, di avere la visione saggia del profeta: se seguo questa indicazione, se seguo questo ragionamento, se seguo questo monito… quale saranno le conseguenze ultime e pratiche? Cosa ci sta realmente sotto, nascosto sotto l’eloquenza e la raffinatezza dei discorsi?

Dobbiamo imparare a discernere il visibile dall’invisibile, a saper vedere il lupo rapace invisibile sotto le vesti visibili dell’agnellino. Chi è abitato dall’amore di Dio sa riconoscere immediatamente un cuore abitato da Dio. Il simile riconosce il simile! L’uomo guarda all’apparenza, ma Dio guarda il cuore e ogni discepolo che per il battesimo è costituito profeta, è chiamato a fare altrettanto, a saper guardare oltre le apparenze e l’immediato.