Ragazzo, alzati!

Gesù prende l’iniziativa decidendo di trasformare quella che appare una coincidenza casuale in un incontro vero e proprio che cambia tutto.

Dal Vangelo secondo Luca (7,11-17)

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

 

 

 

Due cortei ben diversi si incrociano alla porta della città di Nain: quello di Gesù, gioioso, formato dai discepoli e da una folla numerosa desiderosa di ascoltarlo, e il corteo funebre che accompagna al sepolcro il figlio unico di una madre vedova.

Gesù allora prende l’iniziativa e decide di trasformare quella che appare una coincidenza casuale in un incontro vero e proprio, in una relazione scelta e condotta fino alle estreme conseguenze.

Tutto nasce nel segreto del suo cuore, che si lascia ferire dal dolore insopportabile di questa donna in cui si imbatte: «Vedendola, il Signore fu preso da viscerale compassione per lei», così dice alla lettera il testo. La con-passione non è una forma di commiserazione, ma è ascolto e accoglienza dell’altro nella sua sofferenza, capacità di con-soffrire con chi ci passa accanto e a cui decidiamo di farci prossimi (cfr. Lc 10,36-37).

 

 

Se Elia per resuscitare il figlio della vedova di Sarepta di Sidone si era disteso per tre volte sul corpo del bambino e aveva invocato Dio con grande insistenza (cfr. 1Re 17,17-24), qui a Gesù basta il comando, la sua Parola che esprime l’agire potente di Dio e trasforma in realtà ciò che dice: «Il morto si mise seduto e cominciò a parlare».

Gesù ha compiuto questo gesto in un punto che ci appare lontano nel tempo e nello spazio. Invece è qualcosa che avviene più frequentemente di quanto possiamo pensare. Ancora oggi ci sono ragazzi e ragazze che incontrando Gesù risorgono dalla morte procurata dal peccato, da varie dipendenze, dalla violenza, dalla depressione…

Sono risurrezioni che non fanno clamore e che forse non cambiano il volto di una intera città come quella di Nain, ma sono certamente il segno che rompere con il male è possibile, una vita libera e piena di gioia è possibile, per tutti, per chi ascolta obbediente la Parola di Gesù che vuole che tutti i giovani si alzino, risorgano, e diano una svolta radicale al senso della loro vita.