Se hai smesso di correre dietro agli uomini per soddisfare la tua sete, sappi che Gesù ti attende a braccia aperte, anzi attende un solo tuo cenno per correrti incontro.
Dal Vangelo secondo Marco (6,30-34)
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Per comprendere il brano del Vangelo di questa Domenica dobbiamo necessariamente illustrare qual è la natura delle pecore. Questi animali, da tempo immemorabile, non vivono né provvedono a sé stesse allo stato brado. La loro sopravvivenza è legata a doppio filo all’uomo, ad un pastore che si prende cura quotidianamente di esse provvedendo al loro nutrimento, sia di cibo che di acqua; che provvede quotidianamente per almeno cinque mesi all’anno alla loro mungitura, pena sofferenze e malattie che le porterebbero a morte certa; che le tosa per alleggerire il peso della loro lana e che provvede costantemente alla loro difesa dalle bestie selvatiche.
Ecco, Gesù quando vede la folla che non vuole dare né a lui né ai suoi discepoli un attimo di respiro, riconosce ed esclama ad alta voce qual è la condizione degli uomini, quella di essere come pecore che non hanno pastore, alla ricerca disperata di qualcuno che si prenda cura di essi.
Ci farà bene oggi soffermarci a riflettere sulla nostra condizione di uomini che, al contrario del delirio di onnipotenza che ci abita da sempre, ahimé, restiamo sempre dipendenti da qualcun altro, fin dalla nostra venuta al mondo. Senza necessariamente voler sottolineare la nostra dipendenza dagli altri per la notra personale sussistenza fisica, a partire dal cibo e dai vestiti, ci sono tanti altri tipi di dipendenze di cui poco ci accorgiamo: psicologiche-affettive, relazionali-sociali, culturali, tecnologiche, economiche, etc. Non è affatto vero che l’uomo è autonomo e indipendente. Ciascuno di noi è legato a doppio filo all’ambiente umano e sociale che ci circonda. Ciascuno abbiamo dei bisogni e per soddisfarli non possiamo provvedervi autonomamente se non per un tempo limitato. E anche se si vivesse in un’isola deserta, provvedendo da sé stessi ai propri bisogni primari di cibo, alloggio e vestiti, prima o poi si impazzirebbe per mancanza di relazioni, di comunicazione e di affetto.
Possiamo fare a meno di tante cose, anche delle moderne tecnologie, ma tutti abbiamo un bisogno innato di relazionarci, di ascoltare e di essere ascoltati, di amare e di essere amati. C’è un nutrimento, quello della mente e del cuore, di cui nessuno può farne a meno. Abbiamo tutti bisogno di dare un senso alla vita, alla propria vita: perché, per chi o per che cosa vivere, in quale direzione, a quale scopo?
E se ci prendessimo un po’ di tempo, da soli, a riflettere su queste domande, ci accorgeremmo che molte sono ancora inevase, altre che pensavamo di aver risolto ci hanno invece delusi e ad altre ancora preferiamo proprio non pensarci. Così come ci accorgeremo che dipendiamo molto dall’apprezzamento e dal gradimento degli altri, sforzandoci di essere gradevoli e attrattivi secondo le altrui aspettative, che il nostro umore, la nostra felicità, dipendono molto dalle nostre relazioni, dai nostri affetti, dalle nostre amicizie, dai nostri colleghi di studio o di lavoro.
Sì, non siamo autonomi, siamo come pecore che necessitano ogni giorno di qualcuno che ci ami e si prenda cura di noi, soprattutto dei nostri bisogni più profondi, e che sappia dare un senso alla nostra vita, che sappia ascoltarci e sappia darci le giuste risposte.
Chissà in quanti ci hanno deluso, tradito, sfruttato nelle nostre aspettative e nell’avergli concesso fiducia o persino nell’avergli affidato tutta la nostra vita. Gesù, però, è l’unico che conosce veramente ciò che c’è nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno personalmente. Lui conosce veramente chi siamo, quali desideri e quali ferite abitano il nostro cuore. Conosce il nostro passato, il nostro presente e soprattutto conosce ciò che possiamo essere in futuro se lasciamo a lui la cura della nostra vita. Lui è veramente il Pastore che sa prendersi cura dell’uomo perché ha dato la sua vita per noi, al posto nostro. Egli è venuto a prendere su di sé ogni nostra malattia e infermità, ogni nostro dolore e fallimento, ogni nostra tristezza, solitudine, sfruttamento, tradimento, abbandono, esclusione, dipendenza, rabbia, odio, rancore, ogni nostra fame e sete di autenticità, di libertà, di giustizia, di pace, di gioia, di amore, di vita vera e piena.
Se hai smesso di correre dietro agli uomini per soddisfare la tua sete, sappi che Gesù ti attende a braccia aperte, anzi attende un solo tuo cenno per correrti incontro. Se ancora, invece, stai correndo dietro agli uomini, uno dopo l’altro, e non ti sei stancato, prova ad indirizzare la tua ricerca verso Gesù, per poter almeno dire di averci provato. Lui non ha deluso mai nessuno. Con Gesù, a chiunque bussa sarà aperto e a chi chiede sarà dato.
fra’ Saverio Benenati, ofm conv.