Evangelizzazione è…
portare i fratelli ai piedi di Gesù!

 

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.

Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: “Figlio, ti sono perdonati i peccati”.

(Mc 2,1-5)

 

 

Noi crediamo
che Gesù è vivo e risorto, presente personalmente nel Pane Eucaristico. «Niente, infatti, possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole medianti le quali siamo stati creati e redenti da morte a vita» (San Francesco, Lettera a tutti i chierici).  Pertanto, noi lo adoriamo, mettendoci ai suoi piedi, riconoscendolo quale nostro unico Signore, Maestro e Guida: «Ecco ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, vediamo e crediamo fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero» (San Francesco, Ammonizione I);

che l’Eucaristia «è il Sacramento della missione, perché ci dona la forza e l’amore dello Spirito Santo per professare senza paura la fede» (Benedetto XVI, Messaggio per la XXVIII GMG, ottobre 2012);

che «l’evangelizzazione autentica nasce sempre dalla preghiera ed è sostenuta da essa: dobbiamo prima parlare con Dio per poter parlare di Dio. E nella preghiera, affidiamo al Signore le persone a cui siamo inviati, supplicandolo di toccare loro il cuore; domandiamo allo Spirito Santo di renderci suoi strumenti per la loro salvezza; chiediamo a Cristo di mettere le parole sulle nostre labbra e di farci segni del suo amore». (Benedetto XVI, Messaggio per la XXVIII GMG, ottobre 2012)

 

Ogni mese, come i quattro amici del paralitico,
ci impegniamo a portare ai piedi di Gesù Eucaristia i nostri fratelli e amici che ancora non lo conoscono personalmente, che se ne sono allontanati, che hanno bisogno di sentirsi toccati dal suo amore e dalla sua misericordia… Li portiamo fisicamente a Gesù e li affidiamo a Lui, inginocchiandoci umilmente insieme ai suoi piedi, ma soprattutto li presentiamo al suo Cuore con una fiduciosa preghiera di intercessione. Come avvenne nella casa di Cafarnao, chiediamo a Gesù di guardare alla nostra fede e, in forza di essa, di operare in favore dei fratelli che gli presentiamo, poiché Gesù «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45); Gesù è per noi, Gesù è per te: Jesus for you!

Vogliamo essere i “quattro” che con l’ardore, il vigore e il coraggio dei giovani, “scoperchiano i tetti” della misericordia di Dio con la potenza della preghiera, poiché «se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». (Mt 18,19-20)

 

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