Il discernimento è frutto di un cuore docile che sa ascoltare e obbedire a una verità superiore.
Dal Vangelo secondo Matteo (13,44-52)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Il Vangelo di oggi ci pone di fronte una serie di parabole: quella dell’uomo che trova un tesoro nascosto in un campo, quella del mercante di perle, quella dei pescatori che tirano le reti ed infine quella del padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.
Tutte queste parabole hanno in comune un tema, quello del discernimento. Infatti, la prima lettura che come sempre offre la chiave interpretativa del Vangelo, ci racconta di Salomone che chiede a Dio “un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male”, cosa che il Signore gli accorda prontamente: “Poiché… hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole”.
Salomone, che sta per diventare re, su sollecitazione di Dio stesso avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa, ma Salomone sceglie ciò che ritiene importante per esercitare il servizio regale: il discernimento, la capacità di distinguere il bene dal male, ciò che è importante da ciò che è superfluo, ciò che è giusto da ciò che non lo è. Ma attenzione, non chiede il discernimento tout court, ma “un cuore docile” per poter discernere. Il discernimento, infatti, non vive di vita propria ma è frutto di un cuore docile, che sa cioè ascoltare e obbedire a una verità superiore.
E, infatti, nel Vangelo leggiamo per prima la parabola dell’uomo che trova un tesoro nascosto in un campo. La verità sta nell’evidenza che il tesoro scoperto vale più di tutti i suoi beni. Sarebbe da sciocchi non obbedire a tale verità che cioè vale la pena vendere tutti – ma proprio tutti! – i propri averi per accaparrarsi quel tesoro!
Lo stesso si può dire della seconda parabola. Qui, a differenza della prima in cui l’uomo si imbatte per caso in un tesoro, siamo messi di fronte a un cercatore di cose di valore, un mercante di perle. È un intenditore di perle che avendo finalmente trovato ciò che cerca e gli sta a cuore, vende tutti i suoi averi per acquistare quell’unica perla di supremo valore. Anche in questo caso c’è una verità-evidenza a cui occorre obbedire. E così, ancora, la terza parabola in cui i pescatori, tirate le reti a riva, trattengono i pesci buoni, commestibili, e gettano via quelli immangiabili.
Apparentemente tutte e tre queste parabole sembrano dire la stessa cosa, ma non è così. Nella prima, l’uomo si imbatte per caso in un tesoro, non lo stava cercando. La verità gli si impone dall’esterno. Nella seconda, l’uomo è un cercatore di perle, ha un desiderio nel cuore che finalmente si realizza. Nella terza, i pescatori, nel distinguo tra pesci buoni e cattivi, agiscono quasi meccanicamente. Il discernimento, infatti, non è un esercizio per affrontare le grandi questioni della vita, inaspettate o ricercate che siano, ma un esercizio che riguarda anche le piccole scelte di ogni giorno. La nostra vita è fatta di grandi scelte, quelle che orientano la propria esistenza in un senso piuttosto che in un altro, ed è fatta di piccole scelte quotidiane che ci mantengono o meno in linea con le scelte fondamentali, primarie, superiori.
Purtroppo, la vita di molte persone è un guazzabuglio di scelte contrastanti tra di loro che alla fine producono infelicità e disorientamento. Si intraprende la vita matrimoniale, ma poi si sceglie ogni giorno di assecondare l’istinto verso il sesso mordi-e-fuggi ovvero la pornografia. Si accoglie da Dio e si sceglie il dono della vita consacrata, ma poi ci si lega il cuore a persone, cose o ruoli che di fatto non fanno essere né poveri né casti. Si sceglie di essere discepoli di Cristo, ma nei fatti, ogni giorno, anziché vivere secondo il Vangelo si seguono il Principe di questo mondo e le sue logiche.
Se l’uomo di oggi, particolarmente nelle società occidentali, soffre di schizofrenia, conclamata o malcelata, è perché manca di discernimento e se manca di discernimento è perché non ha un cuore docile, possiede un cuore che non sa scegliere poiché per il mondo d’oggi non esistono verità assolute, ma tutto è lecito e ognuno può rivendicare il diritto di pensare e agire come meglio gli aggrada al momento, senza dare alcun senso, un senso ultimo, alla propria vita.
«Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Sì, ogni uomo e ogni donna che ha scelto Cristo e si lascia guidare nelle scelte ordinarie e straordinarie dalla sua Parola, possiede un grande tesoro: il tesoro della sapienza (cf. Sap 8,17-18; Pr 2,1-6), tesoro inestimabile e inesauribile (cf. Sap 7,14). Se un discepolo è consapevole di questo tesoro, potrà estrarre da esso cose nuove e cose antiche, perché riconosce in ogni parola dell’Antico e del Nuovo Testamento “Gesù Cristo, Sapienza di Dio” (1Cor 1,24). In Cristo, infatti, “sono nascosti tutti i tesori della sapienza di Dio” (Col 2,3).
fra’ Saverio Benenati, ofm conv.