Se proprio devo dare un’immagine di ciò che più è rimasto impresso in me della mia esperienza al Giovani verso Assisi, non ho dubbi nell’affermare che sia stata una foglia…
Assisi… quando penso a Giovani verso Assisi nella mia mente iniziano a comparire immagini di paesaggi, bellezze artistiche, comunione con i fratelli, sorrisi; nel mio animo riaffiorano varie sensazioni, alcune più potenti di altre, che si possono raggruppare in due grandi gruppi: gioia e pace. Ma, se proprio devo dare un’immagine di ciò che più è rimasto impresso in me, non ho dubbi nell’affermare che sia stata una foglia.
Già dall’inizio il mio viaggio per partecipare al convegno di Giovani verso Assisi, non ha avuto nulla di scontato; anzi, un mese prima della partenza non avrebbe dovuto esserci nessun viaggio. Pur avendo avuto dentro di me una voglia profonda di andare avevo rinunciato per motivi economici e deciso di rinviare il mio viaggio ad Assisi al prossimo anno, non avendo a disposizione una somma di risparmi tale da potermelo permettere e un lavoro con cui poter racimolare qualcosina, ma ecco, qui succede qualcosa di insolito: il mio precedente datore di lavoro mi ricontatta dicendomi di passare dall’ufficio perché voleva ripropormi, dopo la pausa estiva, di tornare a lavorare con lui. Così incontrandoci alcuni giorni dopo, oltre a propormi il lavoro, mi porge una busta scusandosi per avermi fatto aspettare tanto, guardo all’interno e scopro che vi è una mensilità che io avevo completamente dimenticato di dover ricevere. Esco dal negozio con la certezza che quei soldi, in quel momento, potevano significare solo una cosa: Gesù voleva che andassi ad Assisi.
Nonostante ogni persona che ci era stata prima di me avesse cercato di spiegarmi con ogni aggettivo possibile ed immaginabile la bellezza e la pace di Assisi, non ero preparata all’effetto che avrebbe provocato in me. Ci sono stati due luoghi cardine in cui la mia anima è stata toccata nel profondo e tutti e due hanno in comune qualcosa o per meglio dire, qualcuno: Francesco.
Nonostante il suo spirito sia vivo in ogni luogo, in ogni pietra, in ogni alito di vento, la prima volta che l’ho percepito con potenza è stato nel luogo in cui si rifugiava per parlare con Dio, all’eremo delle carceri. Proprio nel luogo in cui lui pregava mi sono seduta a pregare, proprio nel luogo in cui parlava con Dio ho parlato con Dio e in cuor mio ho potuto sperimentare il perché quel luogo gli fosse così caro… lì, in quel luogo così semplice, in quella natura, in quella pace, c’è Dio. Profondamente commossa e con il cuore pieno di gioia, chinandomi presi con me delle foglie del tipico colore autunnale, volendo portare a casa con me un po’ della magia di quel luogo, un po’ di Francesco.
La seconda volta che ho percepito la sua presenza è stato dopo aver incontrato ed essermi amorevolmente riconciliata con Dio, nel luogo in cui Francesco è presente anche fisicamente. La liturgia penitenziale è stata per me emotivamente molto forte, di fronte ai miei peccati ho ricevuto da Dio, attraverso il frate che lo rappresentava, il Suo sguardo di misericordia: dove mi aspettavo condanna ho trovato parole di conforto, più mi abbattevo più Lui mi risollevava con parole dolci, più non meritavo il Suo amore e più Lui mi amava… Tutto ha avuto apice quando, inginocchiandomi, mi sono accostata a Francesco, alla sua sorgente. Non so quanto tempo sono rimasta lì, attaccata alla sua sorgente mentre le mie lacrime trovavano sfogo in quell’abbraccio spirituale che aveva il gusto di casa…
Vi starete chiedendo perché l’immagine che più mi è rimasta impressa di questa bellissima esperienza è stata una foglia… Durante l’ultima celebrazione eucaristica sul prato ecco la bellissima immagine che mi si è presentata davanti: un sole grande, grandissimo, lo stesso “messer lo frate sole” che come diceva Francesco “de te, Altissimo, porta significazione”; l’Eucarestia sulla mensa, Gesù spezzato per noi, per amore; e una piccola foglia dai colori autunnali che vortica nell’aria e timida si posa a terra ai lati della mensa e il mio cuore che esclama “ecco, c’è pure Francesco!”.
Chiara Stuppia, Porziuncola di Pietraperzia