Pagine apparentemente cristiane, diffondono sui social, secondo la legge della domanda e dell’offerta, svariati post dal contenuto chiaramente superstizioso e magico.
In un nostro precedente articolo sul fenomeno religioso in Italia, riportavamo la massima di G.K. Chesterton il quale affermava che «chi non crede in Dio, non è vero che non crede in niente, perché comincia a credere a tutto». Ma dobbiamo, a ragion veduta, affermare che anche chi crede in Dio, particolarmente una certa branca di cristiani di cui mancano dati statistici, ahimé crede parimenti a tutto.
Sui social network non è raro, infatti, imbattersi in pagine che promuovono un cristianesimo dai risvolti superstiziosi. Pagine social, parecchio seguite, che pubblicano con ritmi regolari quotidiani post con immagini sacre rielaborate per attirare l’attenzione. Immagini accompagnate da frasi, come quello del profilo Facebook “Dio è con Noi”, in cui a fianco di un’immagine di Gesù Misericordioso c’è un cuore, sormontato da delle rose, con sopra scritto in modo minaccioso: «Tu, che adesso hai il telefono in mano, se passi senza ringraziare Gesù, domani potrebbe essere troppo tardi». Come fare per rendere grazie al Signore? Sotto c’è l’indicazione, accanto al disegno di una mano che tiene un cellulare: «tocca il pulsante di whatsapp e dichiara Amen». Il post è seguito appunto da un tasto della diffusa app di messaggistica che serve per iscriversi a una chat della community della pagina. In altri profili, invece, non c’è neanche l’indicazione dell’app di messaggistica, come nel caso di quelli che pubblicano immagini di acquasantiere che regalerebbero fortuna e felicità a chiunque toccherà l’acqua benedetta ritratta nell’immagine. Gesto, quello di toccare l’immagine, che fa aprire in automatico l’app di messaggistica.
Paola Springhetti, docente di Giornalismo alla Pontificia Università Salesiana, spiega in un suo articolo sul sito “Vino Nuovo” che questo genere di inviti servono a «far aumentare il numero delle interazioni con il post e quindi a far sì che l’algoritmo di Facebook lo ritenga interessante e continui a farlo vedere nelle bacheche virtuali». Ma dal punto di vista religioso il problema è il tono imperioso e superstizioso della frase, analogo a quella in un altro post dove si vede santa Rita in un letto di rose: «Santa Rita verrà a trovarti oggi. Porterà via tutto il tuo dolore, le preoccupazioni e le paure, e benedirà tutti coloro che toccano l’immagine e scrivono Amen». Insomma, si combina la devozione con il ricatto digitale.
Chi non si è mai imbattuto in questo periodo di guerre o in occasioni di calamità naturali in immagini della Madonna o del Cristo sofferenti accompagnati con qualche sorta di preghiera o affermazione circa il loro potere di mettere fine ai mali che affliggono l’umanità con la famosa frase «Scrivi “Amen” e condividi». Una manifestazione di pietà popolare che viene usata per alimentare la credenza che condividere un’immagine su un social network porti “solo bene”. Sostanzialmente, la Madonna viene equiparata alle coccinelle e ai quadrifogli. Il pensiero superstizioso che sta alla base di questi meccanismi è lo stesso di quello delle catene di sant’Antonio, degli oroscopi, dell’astrologia, dell’usanza di gettare una moneta in una fontana o in un pozzo.
Esiste persino un filone di reel in cui si vede qualcuno aprire una tenda o una porta scoprendo una grande immagine di Maria o comunque di un soggetto sacro. A quel punto si compone la scritta: «La Madonna sta piangendo perché sa che rifiuterai il suo amore. Se accetti dì Amen». Verrebbe da dire che, se non funziona la minaccia, funziona il ricatto.
D’altronde, i social sono lo specchio di una parte della realtà e, quindi, vi rientrano anche queste espressioni magiche con cui la gente cerca consolazione, sicurezza, speranza. Le migliaia di like e condivisioni ci ricordano come molte persone, che pur si dicono credenti, si lascino guidare da istinti irrazionali e irragionevoli. Se, perciò, nella società esiste questa nutrita fetta di creduloni, perché non approfittarne, secondo la legge economica della domanda e dell’offerta, fornendo loro quello che cercano e così alimentando ulteriormente il loro pensiero e i loro appetiti di una fede “mordi e fuggi”, anzi “Amen e Condividi”?
Nel rapporto del 2021 del Censis sulla situazione sociale del Paese si legge: «Di fianco alla maggioritaria società ragionevole e saggia, si leva un’onda di irrazionalità, un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà circostante».
Non è superfluo ricordare che nella rete, come nella vita reale, non circolano solo fake-news ma c’è anche tanta fake-devozione. E chi produce questo genere di devozione superstiziosa sa che tra la massa di credenti che frequentano i social c’è una fetta di creduloni pronta ad abboccare all’amo e che generano alle loro tasche anche consistenti profitti economici. Per non parlare del fatto che ogni volta che si scrive qualcosa su quei post o si lascia un semplice like, gli stiamo fornendo dei dati con cui migliorare le loro campagne social. Se poi si inizia anche a chattare su whatsapp stiamo fornendo loro il nostro recapito telefonico che può essere venduto a banche dati a cui attingono a piene mani svariati call-center. Altri, infine ma non minoritari, ne approfittano per condurre questa gente verso altri percorsi spirituali o di appartenenza di fede se non a vere e proprie sette pseudoreligiose.
Per sperimentare Dio e il suo potere, non servono like o Amen virtuali, ma solo una comunità di fede che rende presente Dio nel religioso ascolto della sua Parola, nella liturgia e nella testimonianza della carità.