Qual è il tuo valore?

Quello che non vi è stato detto nella storia del lingotto di ferro.

 

 

Hai mai sentito la storia del lingotto di ferro? È un grande classico dei corsi di formazione e crescita personale d’impronta tipicamente anglosassone. Generalmente nel raccontarla si mette come sottofondo Chariots of fire di Vangelis. In alternativa un brano del compositore tedesco Hans Zimmer come Solomon. Il narratore, dunque, accompagnato da immagini proiettate sul megaschermo, con tono all’inizio greve e poi sempre più suadente, racconta che il valore di mercato di quel lingotto è di circa 100 dollari. Se però decideste di farne dei ferri di cavallo, il suo valore salirebbe a 250 dollari. Qualora, invece, decideste di farne aghi per cucire, il valore salirebbe a circa 70.000 dollari. Se invece decideste di produrre molle per orologi il valore salirebbe a circa 600.000 dollari. Tutto da un banale panetto di ferro.

La musica è al suo massimo apice. Qualcuno inizia a commuoversi. Chi lo avrebbe mai detto: piangere davanti a delle semplici seppur costose molle di ferro! Una pausa di silenzio e la frase finale della suadente voce narrante: «Il vostro valore non sta solo in ciò di cui siete fatti, ma anche, e in larga misura, in quali modi siete in grado di trarre il meglio da ciò che siete». E se anche voi che state leggendo non avete un cuore di ferro, già vi sarete entusiasmati pensando a quanto può essere importante la vostra vita. Voi valete, voi potete raggiungere grandi risultati, voi potete tirare fuori da voi stessi grandi opere di grande valore.

La verità che questa storia non racconta è il fatto che per produrre aghi o molle da un lingotto di ferro serve un capannone con macchinari adeguati per la trasformazione e il confezionamento, personale specializzato, un’amministrazione per la gestione degli ordini, un magazzino per lo stoccaggio, le tasse da pagare, l’investimento iniziale da ammortizzare… La verità è che il ferro, vuoi che siano aghi o vuoi che siano molle, vale quanto valeva all’inizio, è tutto il resto – che ha il suo considerevole costo – che lo fa valere sul mercato molto, ma molto di più.

Così è anche nella vita cristiana. Io e tu valiamo agli occhi di Dio ogni singola goccia del sangue di Gesù il Figlio di Dio, la vita stessa di Dio che per amore mio e tuo è salito sulla croce ed è morto per me e per te. Il nostro valore è intrinseco – siamo figli di Dio – ma anche estrinseco – liberati dal male e dalla morte a prezzo del suo sangue benedetto –. Ognuno di noi è capace di tirare fuori da se tanta energia, di compiere opere fuori dal comune, di eccellere nelle proprie capacità, ma, come scrive san Paolo in un celebre passo della prima lettera ai Corinzi, «Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe» (1Cor 13,1-3).

A questa considerazione san Paolo arriva dopo aver esposto nel capitolo precedente il tema del “corpo di Cristo” che è la Chiesa. Ognuno ha doni e assolve a servizi diversi, alcuni molto rilevanti, altri più nascosti, diremmo di secondo piano ma non per questo di nessun valore, ma tutti siamo come membra di un unico corpo e ci adoperiamo per la sua crescita. Il valore di ognuno si misura dalla collaborazione con gli altri e nel ricercare non il bene personale, ma quello di tutti, ciascuno singolarmente, e di tutto il corpo. Una mano tagliata dal corpo non è più una mano, non ha più alcun valore, è carne morta. Così come «Non può l’occhio dire alla mano: “Non ho bisogno di te”; oppure la testa ai piedi: “Non ho bisogno di voi”» (1Cor 12,21).

Il valore del nostro lingotto, l’immenso valore della nostra vita, è dato dunque da chi l’ha prodotto – il Padre di cui siamo figli –, da chi lo ha acquistato a caro prezzo – il Figlio di Dio, Gesù Cristo, morto e risorto per noi – e da una comunità abitata e unificata dall’amore – la Chiesa abitata dallo Spirito santo –.
È l’insieme di tutti questi elementi che permette al nostro essere terra, tratti dalla terra, di acquistare un valore incommensurabile. Siamo semplice argilla che modellata dalle mani di un sapiente vasaio possiamo diventare un capolavoro di grande valore. Non è importante ciò che posso tirare fuori da me stesso o ciò che posso fare per il Signore o per chiunque altro, se lo faccio solo per il Signore o anche per me stesso, senza amore per gli altri e senza comunione d’amore con gli altri. Poiché l’amore viene da Dio, senza il suo amore, non avrei alcun valore e le mie opere non porterebbero il suo marchio di qualità “superiore” impresso da Cristo mediante il suo corpo che è la Chiesa-comunità.

Di storie come quella sul lingotto di ferro che abbiamo citato all’inizio ce ne sono a migliaia. Tutte le librerie hanno una sezione zeppa di libri sull’autoaiuto, ma non hanno delle sezioni su come aiutare gli altri, su come ricevere valore donando e collaborando anziché pretendendo da sé stessi o prendendo dagli altri a loro discapito. C’è un solo libro che ne parla e non lo si trova in tutte le librerie e non tutti quelli che lo possiedono lo hanno letto per intero e attentamente, e perciò neanche ne applicano gli insegnamenti: la Bibbia. Un libro che insegna a fare affidamento non su sé stessi e sulle proprie povere risorse, ma su chi ci può dare valore infinito e duraturo, Dio e la sua comunità credente e operante nell’amore.