Nove parole per nove giorni: Vita

Piccola novena in preparazione alla solennità di San Francesco – 2

 

 

Accanto alla parola “regola” con cui inizia il testo della Regola non bollata di san Francesco, troviamo la parola “vita”: La regola e vita dei frati è questa, cioè vivere in obbedienza, in castità e senza nulla di proprio, e seguire la dottrina e l’esempio del Signore nostro Gesù Cristo…
Francesco non intese scrivere una “regola di vita” bensì ciò che è regola-misura e anche fonte di vita per chiunque voglia seguirlo nella sua vocazione e missione.

Darsi una regola di vita lo può fare chiunque; mettere ordine alle proprie giornate, darsi degli obiettivi, realizzare i propri progetti è una buona cosa, ma ciò resta ad un livello terra-terra, molto autoreferenziale. Francesco, invece, vuole volare alto, vuole che sia il Signore a dare un senso alla sua vita, a guidarlo, ad indicargli gli obiettivi e le scelte. Francesco è uno che sa di non sapere e soprattutto non intende affatto gestire autonomamente la vita degli altri, come egli stesso scriverà nel suo Testamento: E dopo che il Signore mi dette dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. Ed io la feci scrivere con poche parole e con semplicità, e il signor Papa me la confermò (FF 116).

Gesù Cristo e il suo Vangelo per Francesco sono vita; sono cioè la sorgente, il senso e l’obiettivo della sua vita e della sua fraternità. Guardare altrove, lasciarsi guidare da interessi personali o mondani, realizzare progetti dissonanti dal Vangelo, rappresenterebbero la morte della fraternità francescana, della sua vocazione e missione.

Francesco, in fondo, ci sta dicendo che la bussola non è lui, ma Cristo; la Regola non sono le sue parole, ma il Vangelo! Il peggior errore che un francescano può fare è quello di guardare a Francesco anziché a Cristo, di seguire Francesco anziché il Signore, di vivere secondo Francesco o chiunque altro anziché secondo il Vangelo. Francesco ne è tanto consapevole da dire in punto di morte ai suoi frati: Io ho fatto la mia parte; la vostra, Cristo ve la insegni (FF 1239).

Qual è, dunque, il posto di Francesco, delle sue parole, del suo esempio, per noi? Quello di indicarci Cristo e il suo Vangelo, di radicarci in essi, di farci crescere fino alla misura di Cristo, uomo perfetto. Francesco ci ricorda che la santità è possibile, che le parole del Vangelo sono vive, vere ed attuali sempre; che il progetto di Dio sull’uomo non è una utopia; che il Regno di Dio non è affatto l’isola-che-non-c’è.

Per vivere secondo la misura di Cristo e del suo Vangelo occorre solo seguire l’esempio di Francesco, spogliandosi degli abiti-abitudini mondani per rinascere a nuova vita, nudi come quando si è usciti dal grembo della propria madre, come figli di Dio, riconoscendo che la vita è un dono di Dio Padre nostro e che va vissuta fino in fondo, costi quel che costi, secondo il suo volere. Ma di questo parleremo nei prossimi giorni.