Nove parole per nove giorni: Obbedienza

Piccola novena in preparazione alla solennità di San Francesco – 3

 

 

La terza parola di questi nove giorni in preparazione alla solennità di san Francesco d’Assisi, è obbedienza che, insieme a castità e povertà, sono il modo in cui Francesco intende vivere alla misura di Cristo, secondo il suo Vangelo. L’obiettivo francescano non è essere obbedienti, casti e poveri, ma vivere il Vangelo in maniera obbediente, casta e povera.

Cos’è dunque l’obbedienza? Questa parola che fa tanto orrore all’uomo moderno, richiamando alla mente certi atteggiamenti di annichilimento di sé, della propria personalità e individualità, viene dal latino ob = dinanzi e audire = prestare ascolto. Obbedire è prestare ascolto a chi si ha dinanzi.

Allora, intesa secondo il suo significato originario, questa parola risulta bella e allo stesso tempo ci pone degli interrogativi precisi: A chi presto ascolto? Chi guardo per ascoltarlo?

È slogan moderno quello di affermare che bisogna dare ascolto solo a sé stessi, ai propri desideri, alle proprie inclinazioni, ai propri sogni… magari dando una sbirciatina qua e là attorno a noi. Ma così dicendo, non stiamo forse affermando che bisogna mettersi come davanti a uno specchio, guardandovi l’immagine riflessa, versione uguale e contraria di noi stessi?

Non è raro incontrare credenti, che si dicono magari anche francescani, che vogliono vivere il Vangelo in maniera propria, secondo le proprie inclinazioni e interessi personali e le proprie visioni della fede, della Chiesa, del mondo.
Vivere il Vangelo in obbedienza significa, invece, vivere la vita al cospetto di Dio, in ascolto della sua Parola, guardando a Cristo che in obbedienza al Padre è salito fin sulla croce per dare compimento al suo progetto d’amore per l’uomo.
Così, scriveva santa Chiara ad Agnese di Praga: Colloca i tuoi occhi davanti allo specchio dell’eternità, colloca la tua anima nello splendore della gloria, colloca il tuo cuore in Colui che è figura della divina sostanza e trasformati interamente, per mezzo della contemplazione, nell’immagine della divinità di Lui (FF 2888).

Essere francescani, allora, è innanzi tutto vivere il Vangelo guardando unicamente a Colui che lo ha incarnato, Cristo Gesù. Lui solo ci può dire come diventare uomini e donne evangelici e così trasformarci a sua immagine. Francesco lo ha fatto fino in fondo, diventando sua icona vivente fino a portarne impresse nella carne le stimmate.
Tu, invece, dinanzi a chi ha posto la tua vita? A chi guardi e a chi presti ascolto per dare senso alla tua vita?