Nove parole per nove giorni: Castità

Piccola novena in preparazione alla solennità di San Francesco – 4

 

 

Dopo la parola obbedienza, Francesco indica all’inizio della sua Regola un altro modo, non alternativo, di vivere il Vangelo: in castità.

Non è facile parlare della castità. Si tratta di una parola, e di una realtà, spesso compresa riduttivamente o addirittura misconosciuta e derisa, oppure confusa con la verginità o identificata con l’astinenza sessuale… Per questo è opportuno riscoprire la valenza antropologica della castità e quindi anche la sua valenza spirituale cristiana.

L’etimologia ci suggerisce che il casto (castus) è colui che rifiuta l’incesto (in-castus). Il non-casto, in radice, è l’incestuoso. Il casto vive le sue relazioni accettando la distanza e rispettando l’alterità. Il non-casto non cerca la relazione, ma la fusione e la con-fusione che definiscono normalmente l’incesto.

La castità non è dunque una virtù negativa, contrassegnata da proibizioni e divieti, ma eminentemente positiva. Casto è colui che sa amare l’altro secondo la loro relazione e nei modi che tale relazione esige. Non si può, infatti, amare chiunque allo stesso modo, confondendo le relazioni. Non posso, ad esempio, amare una persona amica nei modi in cui esprimo l’amore per il mio coniuge. L’amore sponsale, infatti, esige di suo l’unione sessuale. E i fidanzati, i figli, gli amici, i colleghi di studio o di lavoro… non sono coniugi! Ognuno va amato nei modi e nelle espressioni insite nella relazione.

Che significa allora vivere il Vangelo in castità? Significa vivere il Vangelo dell’amore amando gli altri per quello che sono rispetto a me. E per Francesco siamo tutti figli di Dio e pertanto fratelli nella relazione tra noi. Essere francescani comporta di conseguenza il vivere il Vangelo in fraternità, insieme ai fratelli, e considerando tutti gli uomini, anche gli atei, i diversamente credenti e persino tutti gli esseri viventi o inanimati del creato, nei modi che la relazione fraterna esige.

Certamente, la Regola parla ai frati, a quanti cioè hanno ricevuto la grazia della chiamata ad una vita celibataria e quindi, come dice il nome, ad essere fratelli di ogni uomo, di tutti gli uomini e di tutte le creature di Dio. Ma non di meno sono chiamati ad una vita casta anche i laici francescani, amando rispettosamente gli altri senza confondere i modi di relazionarsi, sapendo che innanzi tutto siamo tutti figli di Dio.

Tanto nel matrimonio come nel celibato la castità è infatti rispetto del mistero del proprio e dell’altrui corpo: essa confessa la persona e il suo corpo come tempio dello Spirito santo e dimora di Dio (cfr. 1 Corinzi 6,19), come luogo in cui Dio-amore viene glorificato. E il celibato casto a motivo del Regno, cioè nella consacrazione religiosa, è vivibile solo grazie a un grande amore per il Signore.

Vivere francescanamente il Vangelo in castità ha perciò alla base la consapevolezza di essere figli di Dio e come tali anche fratelli e sorelle di ogni uomo. Pertanto, non si può pensare di vivere il Vangelo da soli, ma sempre in una comunità di fratelli e con l’obiettivo di edificare e rinsaldare i vincoli della fraternità universale. E i fratelli non sono come gli amici. Mentre gli amici ce li scegliamo, i fratelli vanno accolti così come sono dal Padre che li ha generati e ce ne fa dono.
Perciò, Francesco così scrive al cap. VI della Regola bollata: E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale? (FF 91).

Ma a quale modalità e misura dell’amore guarda Francesco quando scrive di vivere il Vangelo in maniera casta, cioè insieme ai fratelli e considerando tutti fratelli? Sicuramente a quella incarnata da Colui che per amore dell’uomo si è reso nostro fratello e che dice ai suoi discepoli: Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34). La misura dell’amore fraterno e casto è l’amore senza misura di Cristo, a partire dall’esperienza di questo amore grande e sconfinato che riempie il cuore e tutta la vita.