Nove parole per nove giorni: Testimonianza

Piccola novena in preparazione alla solennità di San Francesco – 8

 

 

Francesco, in un’epoca di conflitti tra cristiani e musulmani, sa bene che il Vangelo non si può imporre ad alcuno e che l’evangelizzazione non è opera di convincimento umano, ma delicata ed umile testimonianza di Dio Padre che per la salvezza degli uomini ha donato il suo Figlio unigenito come Redentore e Salvatore per mezzo della croce.
Così, nella Regola non bollata al cap. XVI, egli spiega come bisogna andare tra i musulmani e qualsiasi altro non credente: I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano… (FF 43).

Non sono indicati due modi alternativi, ma consecutivi: prima si offre la propria testimonianza di cristiani, frati/fratelli di tutti, poiché ogni uomo è figlio di Dio Padre; poi, quando vedranno che piace al Signore, si può annunciare la Parola di Dio dal cui ascolto scaturisce la fede cristiana. È chiaro che non si può annunciare l’amore di Dio con parole e gesti ad esso contrari. L’amore si annuncia amando; la paternità di Dio si annuncia vivendo e operando da fratelli; la Parola di Vita si annuncia con parole e gesti vivificanti.

Francesco stabilisce chiaramente il primato della testimonianza sull’evangelizzazione, il primato dell’essere sull’agire. Il Vangelo prima di essere annunciato, va vissuto personalmente e coerentemente. Prima di formare nuovi cristiani, bisogna esserlo fino in fondo, anche a costo di dare la suprema testimonianza del martirio. Infatti, scrive sempre Francesco nella Regola, tutti i frati, ovunque sono, si ricordino che si sono donati e hanno abbandonato i loro corpi al Signore nostro Gesù Cristo. E per il suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che invisibili, poiché dice il Signore: «Colui che perderà l’anima sua per causa mia la salverà per la vita eterna» (FF 45).