Allarme droghe

È sempre più bassa l’età dei giovani che fanno uso di droghe: quasi uno studente su tre, tra i 15 e i 19 anni, ne ha fatto uso nell’ultimo anno.

 

 

“Secondo i dati del 2023, quasi 960mila giovani tra i 15 e i 19 anni (il 39% della popolazione studentesca, 4 studenti su dieci) hanno assunto nella loro vita almeno una volta una sostanza psicoattiva illegale e oltre 680mila (più di un quarto della popolazione studentesca) lo hanno fatto nel corso dell’ultimo anno”. Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, alla conferenza stampa sulla Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia tenutasi il 25 giugno scorso.

Nella relazione vengono riportate le percentuali particolareggiate di studenti che riferiscono di aver usato delle sostanze proibite almeno una volta nel corso dell’anno sono: cocaina dall’1,8% al 2,2%, stimolanti dal 2,1% al 2,9%, allucinogeni dall’1,6% al 2% e Nuove sostanze psicoattive dal 5,8% al 6,4%. La cannabis rimane la sostanza più usata dai giovani, ma vede una diminuzione della prevalenza rispetto al 2022 (22,2% contro il 23,7%).

Assieme all’aumento dei consumi, si osserva anche quello del coinvolgimento dei minorenni nell’ambito della produzione, del traffico e della detenzione illecita di sostanze stupefacenti: il numero di minorenni denunciati all’Autorità Giudiziaria per reati penali droga-correlati ha visto un aumento del 10%.

La lunga serie di casi di incidenti stradali e persino di atti efferati di violenza e omicidi anche di giovanissimi, “hanno tre elementi che convergono: la diffusione pandemica delle sostanze stupefacenti, l’abbassamento dell’età del primo approccio e del conseguente uso abituale e l’incremento del principio attivo, cioè di ciò che determina l’effetto drogante. Il tutto dipende da una causa di fondo: dalla scarsa consapevolezza diffusa di quanto fa male qualsiasi tipo di droga”, ha detto Mantovano. Infatti, “sono anni se non decenni in cui incidenti stradali dalla causale non spiegabile e omicidi a cui si arriva per la totale assenza di freni inibitori hanno un solo filo conduttore che è l’assunzione di droga”.

Il Ministro alla Giustizia Nordio ha evidenziato come il Fentanyl, una droga che sta mietendo migliaia di vite nel mondo, stia purtroppo entrando anche in Italia col suo lascito di vittime. La quantità di una dose, infatti, è equivalente a 100 volte una dose di eroina. E, se ciò non bastasse, ultimamente si sta sviluppando un’ulteriore droga ancora più potente che è il Carfentanil.

 

 

Famiglie e prevenzione
Tra marzo e aprile 2024 è stato effettuato uno studio su “percezioni e competenze dei genitori riguardo al consumo di sostanze psicoattive e alcol da parte dei minori” a cui hanno partecipato in forma anonima 4.901 genitori di studenti con età tra i 9 e i 14 anni, frequentanti 20 scuole primarie e secondarie di primo grado della Città metropolitana di Roma Capitale.

I genitori intervistati si ritengono per oltre il 50% capaci di riconoscere i sintomi derivanti dal consumo delle sostanze legali (alcol e derivati del tabacco) e dei cannabinoidi, mentre meno della metà si dice in grado di riconoscere i sintomi legati all’uso di altre sostanze psicoattive illegali. Riguardo al consumo, si rileva maggior tolleranza verso sostanze legali (alcol e tabacco) e cannabinoidi: due genitori su cinque si dichiarano permissivi rispetto a tabacco e sigarette elettroniche e circa la metà ritiene che il consumo di alcol e cannabinoidi vada contestualizzato prima di essere giudicato.

Questo approccio, è stato evidenziato nella conferenza stampa, è dovuto anche ad un “processo di normalizzazione” dell’uso di droghe definite “leggere” inculcato da qualche decennio nella società italiana. Il consumo, infatti, di altre sostanze illegali è invece reputato assolutamente intollerabile dal 90% dei genitori intervistati.

Per Mantovano, pertanto, bisogna rivedere l’opinione generalizzata sulla cannabis: “Dal 2016 al 2023 i derivati della cannabis, che continuano erroneamente e in modo assolutamente antiscientifico ad essere qualificati come leggeri, vedono come percentuale media di principio attivo un passaggio dal 7,4% al 29%”.

La maggior parte dei genitori, infine, ritiene facilmente accessibili per i propri figli tutte le sostanze considerate. I luoghi all’aperto, come strade e parchi, sono maggiormente indicati come quelli dove reperire sostanze illegali e psicofarmaci, oltre a luoghi più frequentati dai figli come scuole e case di amici, in relazione alle sostanze legali.

 

 

Scarsa percezione del rischio
Per Liliana Dell’Osso, presidente della Società Italiana di Psichiatria, i risultati dello studio sulla percezione dei genitori riguardo al consumo di sostanze psicoattive e alcol da parte dei minori, dimostrano che la distinzione divulgata e socialmente assunta tra doghe leggere (permesse) e droghe pesanti (intollerabili)  “ha aperto la strada ad un costante e collettivo abbassamento della soglia di percezione del rischio e soprattutto delle conseguenze in termini di impulsività e discontrollo di cui le sostanze sono mediatori e attivatori, visto che agiscono sulle aree del cervello che regolano questi aspetti, oltre che – più in generale – a livello del funzionamento cognitivo. Altrettanto errata è, spesso, la percezione delle conseguenze negative delle sostanze su comportamenti violenti verso sé (tentativo di suicidio e suicidio) o gli altri (aggressioni e stupri) ma anche forme più subdole di rischio quali il tagliarsi, le gravi dipendenze comportamentali da social o su gravi modificazioni del sonno e dell’alimentazione. Azione tanto più grave quanto è minore l’età dell’utilizzatore”.

La maldestra gestione del concetto di droghe “leggere” e droghe “pesanti”, secondo la presidente della Società Italiana di Psichiatria, ha fuorviato intere generazioni, e ancora oggi influisce su una percezione svalutatoria del pericolo proprio ad opera di genitori e insegnanti. E a farne le spese sono proprio le nuove generazioni.