Io verrò

L’Avvento è il tempo per focalizzarci e ricentrarci sulla “vision” cristiana, molto più ampia dei nostri piccoli e limitati orizzonti umani.

Dal Vangelo secondo Matteo (8,5-11)

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: “Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente”. Gli disse: “Verrò e lo guarirò”.
Ma il centurione rispose: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa”.
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: “In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli”.

 

 

 

Il cammino “feriale” dell’Avvento inizia con questa bella pagina del Vangelo in cui si intrecciano tre movimenti: quello del centurione che venne incontro a Gesù per chiedere la guarigione del suo servo, quello di Gesù che assicura la sua venuta – Verrò e lo guarirò – ed infine la visione delle moltitudini che verranno dall’oriente e dall’occidente per sedere alla mensa del suo regno.

Il tempo di Avvento è caratterizzato proprio da questi tre movimenti. Esso è il tempo in cui invochiamo con particolare attenzione ciò che ripetiamo ogni giorno nella Preghiera del Signore: Venga il tuo regno, “perché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, ove la visione di te è senza veli, l’amore di te è perfetto, la comunione di te è beata, il godimento di te senza fine” (San Francesco, Parafrasi del Padre Nostro; FF 269).

L’Avvento è di conseguenza anche il tempo in cui ci disponiamo ad accogliere il Signore che, rispondendo alla nostra preghiera, viene a noi per mezzo della sua parola viva, vera ed efficace; parola che guarisce, che consola, che salva e ridona vita.

 

 

Infine, l’Avvento è il tempo per focalizzarci e ricentrarci sulla “vision” cristiana. Senza una chiara visione dell’obiettivo dell’esperienza cristiana della fede, si rischia di operare a casaccio, senza senso, senza una meta. La missione è, infatti, l’insieme dei modi, degli strumenti e delle azioni con cui la Chiesa intende raggiungere l’obiettivo che le è stato dato. E, purtroppo, non sempre i credenti ne hanno piena consapevolezza. Per molti la missione cristiana – come ahimé l’esistenza umana – è finalizzata al benessere dell’uomo nell’oggi della storia, senza alcuna prospettiva trascendentale. Gesù, invece, ci offre la corretta visione del suo farsi prossimo all’uomo: sedere a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. 

L’obiettivo di tutta la storia, dell’esistenza umana, della missione cristiana è la comunione eterna con il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio vivente e dei viventi. Una prospettiva molto più ampia e profonda dei piccoli orizzonti limitati, improntati al successo immediato, qui ed ora, espressione di una esistenza senza fede e senza speranza.

La fede in Gesù e nella sua Parola, come quella espressa dal centurione, è ciò che, da una parte, ci assicura qui ed ora che Dio mantiene sempre la parola data e, dall’altra, ci fa adoperare perché ogni sua parola, promessa e benedizione si compiano già oggi e per l’eternità.