San Lorenzo, martire

Morire ai propri progetti, alla pretesa di onnipotenza, è fare spazio a Colui che solo è Potente.

Dal Vangelo secondo Giovanni (12,24-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».

 

 

 

Morire ai propri progetti, alla pretesa di onnipotenza è fare spazio a Colui che solo è Potente. Come un seme, non deve morire la forza vitale che ci abita, ma la scorza dura della nostra dimensione umana, nel nostro modo umano di pensare e di relazionarci col mondo, perché si sprigioni la vita e l’amore con l’abbondanza dei frutti che è capace di produrre.

Così come il diacono Lorenzo che di fronte alle minacce di morte, fino alla fine sprigionò con grande vitalità il suo amore di predilezione per i poveri che aveva sempre servito senza risparmiarsi.

 

 

Nella notte in cui, tradizionalmente, gli occhi di tutti si levano verso il cielo, alla ricerca di qualche stella cadente, la memoria di san Lorenzo può ravvivare la coscienza che noi pure, in fondo, non siamo altro che meteore. Siamo chiamati, nel breve transito di questa vita terrena, a diventare per tutti riflesso della luce di Dio dal quale proveniamo e al quale ritorneremo, alcuni lasciando delle tracce indelebili con frutti duraturi, altri in un assoluto sterile anonimato.