Amare il Signore è lasciarsi amare da Lui e amare la vita come Lui.
Dal Vangelo secondo Luca (6,1-5)
Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Dio è vivificante, mai mortificante. Amare il Signore è lasciarsi amare da Lui e amare la vita come Lui.
Le norme e le leggi sono come le recinzioni che delimitano i confini di un terreno. Quando tutte le nostre attenzioni e preoccupazioni si concentrano sul recinto, si perde di vista il suo obiettivo che è salvaguardare il terreno perché non sia devastato dalle bestie o depredato dai ladri e dia così frutto abbondante al coltivatore. Allo stesso modo, quando ci si focalizza sulle norme e le leggi – la legge per la legge! – che sono a servizio dell’uomo e del suo benessere, questi ne rimane intrappolato in una morsa di malessere fatto di paura e di mortificazione. Il recinto, eretto per gli assalti dall’esterno, diventa una prigione per chi vi sta all’interno. Gesù, al contrario, che per noi si è fatto recinto contro gli assalti del maligno, ci invita a concentrarci sereni sull’obiettivo, seminando e coltivando pazientemente il terreno buono così da raccogliere con giubilo i suoi frutti.
“Un tempo anche voi eravate stranieri e nemici, con la mente intenta alle opere cattive; ora egli vi ha riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili dinanzi a lui; purché restiate fondati e fermi nella fede, irremovibili nella speranza del Vangelo che avete ascoltato” (Col 1,21-23).