Lo guarì e lo congedò

Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.

Dal Vangelo secondo Luca (14,1-6)

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa.
Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.
Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.

 

 

 

Gesù annuncia la sua parola anche agli scribi e i farisei a lui apertamente ostili. La sua misericordia gli fa accettare l’invito a mangiare con loro per guarirli.
Egli svela il loro male, rendendolo palese una volta nella prostituta (cfr Lc 7,36ss) e qui, nel vangelo odierno, nell’idropico. Essi sono affetti dal male più tremendo e più nascosto: con la loro autosufficienza si oppongono direttamente a Dio che è grazia e misericordia.

 

 

Anche in questo brano di oggi è condensato il tema di tutto il vangelo di Luca che è la misericordia di Dio, perché la Chiesa rimanga sempre nell’esperienza di Dio che salva e si senta sempre peccatrice perdonata. Solo così resterà aperta a Dio e a tutti gli uomini, ricevendo e offrendo misericordia. Solo così eviterà il pericolo di trasformare il popolo di Dio, che è un popolo di peccatori perdonati, in una setta di “giusti”, come più o meno succede in tutte le religioni.

«Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20).