Stai servendo il Signore per la sua gloria o ti stai servendo degli altri per la tua gloria?
Dal Vangelo secondo Luca (14,12-14)
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Chi è in una posizione di responsabilità ama spesso circondarsi di personaggi ritenuti importanti, considerati suoi pari o comunque persone conosciute e vicine. Ma siamo sicuri che il Signore sia tra di essi? O, piuttosto, il Signore è nel povero, nel mendicante, nell’ammalato, nel rifugiato e nell’extracomunitario, nel carcerato come nell’escluso (cfr Mt 25,31-46)?
Domandiamoci sempre, in qualunque situazione ci troviamo: Il Signore è qui? Sto seguendo lui o le mie ambizioni? Sto servendo il Signore per la sua gloria o mi sto servendo degli altri per la mia gloria?
Facciamo nostre le parole di San Francesco affinché ci siano da guida quando ci vengono affidate delle responsabilità o emergono in noi ambizioni di potere e di prestigio: «Coloro che sono costituiti in autorità sopra gli altri, tanto devono gloriarsi di quell’ufficio prelatizio, quanto se fossero deputati all’ufficio di lavare i piedi ai fratelli. E quanto più si turbano se viene loro tolta la carica che se fosse loro tolto il servizio di lavare i piedi, tanto più mettono insieme per sé un tesoro fraudolento a pericolo della loro anima» (Ammonizione IV; FF 152).