Il fatto che l’uomo sia peccatore per sua natura non deve essere una scusa per peccare.
Dal Vangelo secondo Luca (17,1-6)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
Il fatto che l’uomo sia peccatore per sua natura non deve essere una scusa per peccare, bensì un avvertimento alla vigilanza su sé stessi e un invito alla comprensione verso chi è caduto.
Se non vigiliamo su noi stessi, corriamo anche noi il rischio di scandalizzare chi ci sta intorno. E Dio solo sa quanto scandalo abbiamo dato negli ultimi decenni come Chiesa! Certo, per un prete che sbaglia, diecimila continuano con fedeltà e passione evangelica la propria missione. Ma anche quell’uno è sempre di troppo!
Ma per il Signore, lo scandalo peggiore che possiamo dare è l’assenza di perdono e di misericordia, una fede che diventa impietosa… anche con chi ha dato scandalo! Alla fine di tutto è la compassione a rendere credibile il nostro percorso di fede. Guai a scordarci questa grande verità!
Perdonare non è facile, a partire dal perdonare noi stessi. Ecco perché abbiamo bisogno di fede, di una fede che non può essere uno sforzo sovrumano, ma che è accoglienza dell’opera di Dio in noi, capace di spostare i macigni della rabbia, del rancore, del desiderio di vendetta… che gravano sul nostro cuore.