Battesimo del Signore – A

Il battesimo che il cristiano riceve altro non è che un immergersi nell’abisso della misericordia di Dio manifestata da Gesù nel Giordano.

Dal Vangelo secondo Matteo (3,13-17)

Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”. Ma Gesù gli rispose: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”.

 

 

 

Anche l’episodio del battesimo di Gesù al Giordano di cui oggi solennizziamo la memoria è epifania-manifestazione di Dio all’uomo. Anzi, a differenza delle altre manifestazioni, questa risulta essere la più completa in quanto trinitaria;  compaiono infatti oltre al Figlio, il Padre e lo Spirito Santo. A questa “completezza” si aggiunge il fatto che Gesù intende con questo gesto di adempiere “ogni giustizia”, in maniera completa, totale. Ed è su questo secondo aspetto di compiutezza che intendiamo soffermarci nella nostra riflessione odierna.

La “giustizia” nella Scrittura è il vivere in maniera retta in accordo con la Legge di Israele. L’uomo giusto è colui che osserva fedelmente la Legge. Ma Gesù parla di “ogni” giustizia. È un’espressione un po’ particolare che pone un interrogativo: ma quante “giustizie” esistono?

Se la Legge di Israele è una perché allora riferirsi ad “ogni” giustizia come se ne esistessero di molteplici? La risposta non è immediata, né scontata né banale.

Se è vero che per Israele esiste una sola Legge il cui scopo è tenere lontano l’uomo da tutto ciò che lo allontana da Dio, per Dio, il tre-volte-santo esiste un’altra Legge, quella della misericordia la quale, al contrario, conduce Dio ad avvicinarsi al peccatore per perdonarlo e salvarlo.

In questo episodio, la legge della misericordia divina viene portata al suo massimo livello: Gesù, il Figlio di Dio, il Santo, l’Amato, si mischia in mezzo al popolo peccatore e come un peccatore qualsiasi si sottopone al rito battesimale di Giovanni.

Con questo gesto Gesù manifesta pubblicamente chi è Dio e anticipa il compimento della Legge della Misericordia divina che sarà rivelato nel suo mistero di passione, morte e risurrezione: Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio (2Cor 5,21).

Dio ha salvato l’umanità dal peccato e dalla morte facendosi uomo e prendendo su di sé il peccato dell’uomo e tutte le sue conseguenze di sofferenza e di morte. Il peccato, la sofferenza e la morte saranno vinte per sempre con la sua risurrezione. Grazie al sacrificio di Gesù in cui risiede lo Spirito di Dio, la sorgente della vera vita, la morte non rappresenta più l’ultima parola sull’uomo.

 

 

L’episodio del battesimo nelle acque del Giordano è dunque il primo passo verso l’altro battesimo, quello nel sangue versato sulla croce, che Gesù dirà in seguito di desiderarne il compimento. Come un autocompattatore dei rifiuti – ci si lasci passare l’espressione – Gesù inizia al Giordano la raccolta di tutto il male, i peccati, le sofferenze, i tradimenti all’amore di Dio da parte dell’uomo. Egli è il servo fedele e sofferente che si fa carico, con la compassione e la misericordia, di tutta l’ingiustizia dell’uomo per inchiodarla per sempre sulla sua croce.

Da questo momento nessuno può più considerarsi un maledetto, condannato al peccato e alla morte. Il battesimo che il cristiano riceve altro non è che un immergersi in questo abisso della misericordia di Dio in cui si viene totalmente liberati dalla condanna che gravava sull’uomo. «O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,3-4). «Il peccato dunque non regni più nel vostro corpo mortale, così da sottomettervi ai suoi desideri» (Rm 6,12). Abbiamo una marcia in più, facciamone buon uso!

fra’ Saverio Benenati, ofm conv.