L’attesa nel tempo dell’online

Come spiegare e celebrare l’Avvento, tempo dell’attesa, ai nativi digitali, educati fin da piccoli al “tutto e subito”?

 

L’Avvento è per antonomasia il tempo dell’attesa e della speranza, cioè del saper attendere con fiducia. Sono però in tanti a chiedersi il senso di questo tempo liturgico, che dovrebbe caratterizzare tutta l’esistenza cristiana, in un’epoca dove fin da piccoli si è immersi nell’online, ricevendo immediatamente risposta ad ogni richiesta ed esigenza.

Svariati studi dimostrano come l’attesa scateni negli adolescenti e nei giovani di oggi, come anche nei più piccoli, attacchi di ansia essendo per essi fonte di preoccupazione e di stress. Basta non ricevere risposta immediata ad un messaggio inviato per entrare in uno stato di stress mentale! Tutto per essi si gioca nell’immediato presente, che è il tempo in cui essi vivono e in cui sono abituati a pensare.

 

 

Oggi occorre che i giovanissimi vengano aiutati a vivere con serenità i tempi dell’attesa. Le ricerche sul campo hanno dimostrato che l’educazione all’attesa è causa di una maggior capacità di analisi e di controllo nella vita adulta, con maggiori capacità cognitive e intellettuali. Ecco perché ogni figura educante, dai genitori agli insegnanti, dai catechisti a responsabili dei gruppi giovanili, deve avere la capacità di aiutare le nuove generazioni al saper “attendere”, al saper prendersi quegli ormai quasi sconosciuti “cinque minuti” per riflettere, per maturare le risposte dentro di sé, nel far sedimentare i concetti appresi, per passare poi anche alle ore e ai giorni. Anche nell’organizzazione e realizzazione di attività, se si bruciano i tempi di attesa se ne riceverà in cambio solo ansia, preoccupazione e confusione mentale.

 

 

L’Avvento, così come l’attendere in generale, ci parla di fiducia e di speranza, di desiderio e di gioia della scoperta. Ma tutto ciò non può restare un concetto vago, fuori dalla realtà del mondo in cui viviamo. Occorre farne esperienza con attività che educhino all’attesa. Pensiamo ad una passeggiata in salita in montagna per arrivare alla vetta in cui si gode un panorama unico o l’esperienza del seguire l’evoluzione di un fiore su un albero che pian piano diventa un frutto maturo da gustare o ancora leggere un libro, pagina dopo pagina, per scoprire solo all’ultima pagina il suo finale sorprendente…

Certo, questo mondo “lento” appare a molti dei nativi digitali come una realtà anacronistica e distante. Pensiamo solo al “non senso” delle serie televisive così come fino a pochi anni fa si era abituati, costretti ad attendere una settimana per procedere avanti nelle trame o anche un anno per proseguire con una nuova stagione della serie. Oggi, invece, si è assai diffusa la prassi del binge watching in cui si ingurgita un’intera serie televisiva in una sola giornata, dovendo attendere dopo un episodio solo “cinque minuti all’inizio del prossimo episodio”…

 

 

La mancanza di una educazione all’attesa, quella che dura più di cinque minuti, sta contribuendo ad edificare una società sempre più ansiogena, sempre di fretta, che non riesce ad accettare la lentezza, un’assenza prolungata o un no. Tutto è preteso nell’immediato presente, nel qui e ora. Quanto è allora importante che le nuove generazioni trovino accanto a sé figure adulte capaci di vivere e testimoniare la bellezza dei passi lenti con cui vivere il quotidiano, la speranza in un domani che ancora deve arrivare, la gioia del veder ripagata la fatica di un’attesa paziente e fiduciosa, come quella del vignaiolo che gusta il suo buon vino magari a distanza di anni dalla vendemmia, una gioia e una soddisfazione che si moltiplicano nella condivisione con gli amici.
D’altronde, l’Avvento non ci parla proprio di un Dio che ci attende al banchetto di nozze del suo Figlio e in vista del quale ha conservato per noi il suo vino migliore?