Nove parole per nove giorni: Regola

Piccola novena in preparazione alla solennità di San Francesco – 1

 

 

Ottocento anni fa veniva scritta la prima Regola di san Francesco approvata dal Papa solo verbalmente (per questo motivo viene detta Regola non bollata, cioè senza il bollo pontificio). Successivamente ne venne scritta una seconda, più snella e più conforme anche allo straordinario sviluppo dell’Ordine dei frati minori. Ma la prima Regola conserva e trasmette ancora oggi a noi, uomini e donne del terzo millennio, tutta la freschezza e la vivacità sorgiva del carisma francescano.

Preparandoci alla solennità liturgica de «il più santo tra gli italiani e il più italiano tra i santi» (V. Gioberti), rifletteremo su nove parole tratte dalla Regola non bollata, una al giorno, per fare un po’ anche nostra l’ispirazione carismatica di Francesco.

Regola. La prima parola di queste nostre riflessioni non poteva che essere anche la prima che incontriamo nel testo francescano che così recita: La regola e vita dei frati è questa, cioè vivere in obbedienza, in castità e senza nulla di proprio, e seguire la dottrina e l’esempio del Signore nostro Gesù Cristo…

Viviamo oggi in un tempo schizofrenico riguardo alle regole, le leggi e le norme: si invoca un maggior liberismo nella società, ma ci si accorge allo stesso tempo che è necessario limitare l’abuso della libertà con regole e norme ben precise, per non scadere nella legge della giungla. E ciò accade perché le regole che governano i rapporti tra gli uomini sono fatte a misura d’uomo.

La parola “regola” viene dal latino “régere”, cioè guidare, governare (ad esempio una nave in mare). Da qui, il sinonimo per cui la parola regola indica l’assicella diritta che usano i carpentieri o i muratori per tirare delle linee diritte. Per estensione, la regola è qualcosa che serve a tirare diritto nella vita, a prendere le giuste misure.

Per Francesco, la Regola è Cristo e il suo Vangelo. Egli non vuole misurarsi con gli uomini, ma con Dio stesso. Non intende essere un “nano” in un mondo di nani, ma, come san Paolo (cfr Ef 4,13), intende crescere fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo, l’uomo perfetto. E l’insegnamento di Gesù, la sua dottrina, cioè il santo Vangelo, è il timone che solo può orientarci nella giusta direzione.

L’ideale di Francesco è grande e sublime e capovolge l’interrogativo del “Cosa voglio fare, cosa voglio essere nella vita?” con il “Cosa vuoi che io faccia, o Signore?” (FF 587).

Nella vita ci sono domande fatte male, perché fatte in fondo a noi stessi e perciò le risposte sono secondo la nostra misura, alla nostra portata, secondo i nostri sentimenti. Solo Dio è capace di fornirci delle risposte grandi, secondo la misura di Colui che è senza misura; che durano “per sempre” secondo la misura di Colui che è eterno; che valgono “per tutti” secondo la misura di Colui che ha creato il mondo.

Francesco d’Assisi ti invita non tanto a chiederti cosa vuoi fare della tua vita, ma a chiedere a Cristo stesso cosa vuole che tu faccia, cosa vuole per te e cosa intende realizzare con te. E Cristo non propone mai cose piccole, ma pensa e desidera in grande, oltre le nostre misure e capacità umane. Ma ciò che ci apparirà impossibile, con il suo aiuto e con la sua grazia diventerà possibile, poiché “nulla è impossibile a Dio!” (cfr Lc 1,37; Mc 10,27; Mt 19,26). Accetterai oggi questa sfida?