L’anno di San Giuseppe

Abbiamo grande necessità di qualcuno che abbia i tratti del buon padre, che parli poco e faccia molto, che sia pronto a proteggere, custodire e confortare.

 

 

Siamo stanchi della parola, quando mente o quando nasconde la realtà. Ne abbiamo fin troppa, della sovrapproduzione di parole prive di significato, che affianca il sottosviluppo dell’amore e del sentimento di responsabilità per ciò che si dice e si promette. Abbiamo grande necessità di qualcuno che abbia i tratti del buon padre, che parli poco e faccia molto, che sia pronto a proteggere, custodire e confortare, che ci resti sempre accanto, che non si allontani da noi e non ci abbandoni, bensì che segua i nostri passi. Abbiamo bisogno di un padre. Il mondo contemporaneo ha estrema necessità della figura paterna.

Pensando a tutto ciò, ci sovviene la figura di Dio come Padre, il cui atteggiamento verso Israele è descritto da Mosé: “nel deserto, dove hai visto come il Signore, tuo Dio, ti ha portato, come un uomo porta il proprio figlio, per tutto il cammino che avete fatto, finché siete arrivati qui” (Dt 1, 31). Papa Francesco ne ha fatto menzione nella Lettera apostolica Patris corde (PC), pubblicata l’otto Dicembre 2020. In essa leggiamo che “Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti. Nella società del nostro tempo, spesso i figli sembrano essere orfani di padre. Anche la Chiesa di oggi ha bisogno di padri. È sempre attuale l’ammonizione rivolta da San Paolo ai Corinzi: «Potreste avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri» (1 Cor 4,15); e ogni sacerdote o vescovo dovrebbe poter aggiungere come l’Apostolo: «Sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo» (ibid.). E ai Galati dice: «Figli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché Cristo non sia formato in voi!» (4,19)” (PC n.7).

Quando manca un padre ci sentiamo orfani; quando manca un guida certa, siamo smarriti nei problemi del mondo contemporaneo; non sappiamo cosa fare né come comportarci, quale via percorrere. Non siamo nemmeno in grado di educare. Non sappiamo come rendere le persone libere di compiere scelte e restare coerenti, non sappiamo cosa siano l’amore autentico né la vera libertà. Il Padre celeste, pieno di misericordia, ci dona allora S. Giuseppe sposo della B. V. Maria come custode. Gli scrittori ispirati sono concordi nell’insegnarci come egli non abbia mai posto al centro sé stesso, bensì abbia sempre anteposto il bene altrui – quello di Maria e di Gesù. Ha fatto dono di sé, senza sentirsi vittima per questo. Non provava frustrazione ma, al contrario, fiducia. Senza lamentarsi, compiva gesti concreti di amore, servizio e dedizione.

Il mondo contemporaneo ha un assoluto bisogno di un padre. Conta di trovarlo nei sacerdoti, o negli uomini consacrati. “L’uomo – dice Papa Francesco – rifiuta i padroni, rifiuta cioè chi vuole usare il possesso dell’altro per riempire il proprio vuoto; rifiuta coloro che confondono autorità con autoritarismo, servizio con servilismo, confronto con oppressione, carità con assistenzialismo, forza con distruzione” (PC n.7).

Il nostro Ordine, che ha visto tutta la grandezza e bellezza spirituale di S. Giuseppe, già nel 1741 quando lo ha eletto come proprio Custode – scelta poi confermata da Papa Benedetto XIV. In modo ancora più esplicito la medesima scelta è stata fatta dalle Province romena e slovena, delle quali egli è Patrono. Ma non basta: noi tutti – figli spirituali di S. Francesco d’Assisi – dovremmo assumere un atteggiamento paterno nei confronti di coloro che incontriamo e tra i quali lavoriamo. S. Giuseppe desidera che li serviamo con amore puro e disinteressato, rispettando la loro dignità e libertà, prendendoci cura del loro bene terreno ed eterno. Egli ci insegna che le persone affidate alla nostra cura non sono una nostra proprietà, bensì un dono di Dio e un mezzo per la nostra santificazione.
“In un certo senso, siamo tutti sempre nella condizione di Giuseppe: ombra dell’unico Padre celeste, che «fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45); e ombra che segue il Figlio” (PC n.7).
S. Giuseppe ha anteposto i fatti alle parole: agiva, piuttosto che parlare. Non si perdeva in dichiarazioni altisonanti, bensì compiva con zelo la volontà di Dio. Obbedendo alle ispirazioni celesti andò dove Dio l’aveva inviato, facendo con amore ciò che Dio gli aveva chiesto di fare.

In questo anno di S. Giuseppe rivolgiamoci dunque a lui con questa sentita preghiera:

Salve, custode del Redentore,
e sposo della Vergine Maria.
A te Dio affidò il suo Figlio;
in te Maria ripose la sua fiducia;
con te Cristo diventò uomo.

O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi,
e guidaci nel cammino della vita.
Ottienici grazia, misericordia e coraggio,
e difendici da ogni male. Amen.

fra’ Zdzisław J. Kijas, ofm conv.
[tratto da: ofmconv.net]