È diventato subito virale il breve intervento sul tema della formazione del Card. Raniero Cantalamessa ad inizio del Capitolo Generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.
L’86mo Capitolo Generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini si è aperto con una breve riflessione di P. Raniero Cantalamessa, anch’esso frate cappuccino, Predicatore della Casa Pontificia ed elevato da Papa Francesco al rango cardinalizio. Una figura illustre, quella di P. Raniero, ma sempre mite e allo stesso tempo animata da spirito profetico, capace di toccare le corde del cuore degli ascoltatori.
Ed è forse anche per questo motivo che il suo intervento nel giorno dell’apertura del Capitolo Generale del suo ordine francescano ha toccato il cuore di tutti gli ordini religiosi e anche di tanti laici fino a far diventare virale il video del suo discorso (vedi qui sotto) e particolarmente una frase chiave: “Oggi si assiste ad un fenomeno inquietante per noi religiosi: schiere di laici sperimentano l’incontro personale con Gesù Cristo e ne hanno la vita cambiata, mentre molti religiosi passano la vita senza mai aver sperimentato una vera amicizia con Gesù che è ciò che rende il suo giogo soave e il suo carico leggero”.
È questo il nodo centrale dell’esortazione di P. Raniero indirizzata ai confratelli dell’Ordine Francescano per riflettere insieme sulla formazione dei nuovi candidati alla vita religiosa cappuccina, ma che volutamente il frate predicatore ha allargato a tutti gli istituti religiosi della Chiesa. Prendendo spunto dalle parole del Poverello di Assisi nel suo letto di morte – Io ho fatto la mia parte, Cristo vi insegni a fare la vostra – P. Raniero ha evidenziato come il carisma francescano non consista nel guardare a Francesco o alla Regola francescana, bensì nel guardare a Cristo con gli occhi di Francesco, nell’osservare il Vangelo attraverso le indicazioni della regola francescana.
Ma questo puntare lo sguardo a Cristo e al Vangelo non è una prerogativa dei frati francescani, ma un obiettivo che riguarda tutti gli istituti religiosi. Citando un versetto conclusivo del Prologo del Vangelo di Giovanni – La legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo (Gv 1, 17) – P. Raniero così ha affermato: “Questa affermazione per noi significa che la regola ci è stata data per mezzo di Francesco, ma che la grazia e la forza di metterla in pratica ci viene soltanto da Gesù Cristo e dal suo Spirito”. Perciò – ha proseguito il porporato – “i benedettini, i domenicani, i gesuiti, tutti devono dire la stessa cosa: la regola ci è stata data da Benedetto, da Domenico, da Ignazio… ma la grazia viene solo da Gesù Cristo”.
Fatte queste premesse, P. Raniero ha espresso ad alta voce quello che nella Chiesa tutta è ormai un dato riconosciuto, che cioè, almeno in occidente, non si può dare più per scontata la fede cristiana, anzi esso è territorio di nuova se non di prima evangelizzazione. Ciò, ha rimarcato con forza il Cardinale, ha delle conseguenze per la formazione: essa “non può più curare gli abbellimenti e gli stucchi, ma deve costruire i muri maestri dell’edificio spirituale: familiarità con la parola di Dio, apertura all’azione dello Spirito Santo, e soprattutto conoscenza e amore per la persona di Gesù Cristo”. E, prendendo a prestito le parole di Papa Francesco all’inizio dell’Evangelii Gaudium (n. 3) – Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo – ha proseguito: “Oggi si assiste a un fenomeno inquietante per noi religiosi: schiere di laici sperimentano questo incontro personale con Gesù e ne hanno la vita cambiata, mentre molti religiosi passano la vita senza mai sperimentare una vera amicizia con Gesù”.
Da qui l’invito e l’esortazione a rimettere al centro della propria vita spirituale, dall’inizio del proprio cammino formativo e in ogni azione piccola o grande dell’Ordine, l’azione dello Spirito Santo, l’unica che può realizzare e consolidare un’esperienza personale di Gesù Cristo. Solo così è possibile non cadere nello scoraggiamento derivante dall’inesorabile calo delle vocazioni alla vita religiosa che sta portando ad innumerevoli chiusure di conventi secolari e di opere caritative, assistenziali, culturali, sociali ed educative.
Ma se è vero com’è vero che Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre – affermazione che ha fatto ripetere ad alta voce ai presenti – il frate novantenne, facendo sue le parole profetiche di Aggeo, ha rivolto ai frati anziani e giovani del suo Ordine, ma anche a tutta la Chiesa, un oracolo pieno di speranza: “Chi rimane ancora tra voi che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? Ma ora in quali condizioni voi la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi? Ora, coraggio, Zorobabele – oracolo del Signore -, coraggio, Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese – oracolo del Signore – e al lavoro, perché io sono con voi – oracolo del Signore degli eserciti –“ (Ag 2,3-4).
Se da una parte P. Raniero ha detto ad alta voce ciò che in tante parti della Chiesa, soprattutto tra i laici, viene sussurrato, che cioè esiste un evidente divario se non uno stridente contrasto tra l’esperienza gioiosa di Cristo per mezzo dello Spirito Santo, incontrato personalmente da tanti laici mediante la nuova evangelizzazione, e l’apparente non-esperienza di Cristo di tanti religiosi, particolarmente da parte delle nuove generazioni, resa manifesta dalla stanchezza, la tristezza, la chiusura alle novità dello Spirito che porta a rifugiarsi nella routine del “si è fatto sempre così”, dall’altra parte, non ha voluto cedere alla rassegnazione e allo sconforto. P. Raniero, da uomo di Spirito qual è, e chiunque abbia incontrato il Signore, sa che Gesù è l’Emmanuele, il Dio con noi, il Dio che cammina al nostro fianco e porta a compimento ogni sua opera. Perciò, sentiamo rivolto a tutti, frati e laici, l’esortazione profetica con cui P. Raniero ha concluso il suo intervento: Coraggio e al lavoro!