Il disagio giovanile nel post-pandemia

C’è un muro di incomprensione che divide il mondo degli adulti da quello dei ragazzi. Occorre smontare pregiudizi e luoghi comuni.

 

 

Mezzo milione sono a rischio dipendenza da internet. Oltre 370 mila dichiarano di avere dipendenza da cibo e disturbi alimentari: crescono i casi di ricovero in pronto soccorso (quasi 3 mila nel 2021, +10,5%). E sono quasi 66 mila gli studenti “hikimori”, che manifestano cioè tendenza al totale isolamento sociale, sulla scia dei malinconici coetanei giapponesi. Peggiora in generale il benessere psicologico, soprattutto tra le ragazze. Questi i numeri resi noti dalla fondazione “Con i bambini” e Openpolis che delineano un quadro poco incoraggiante.

Ma, nonostante le difficoltà, prevale la forza di pensare positivo: il 60% ha fiducia nelle sue prospettive future. Marco Rossi-Doria, presidente della Fondazione “Con i bambini”, così commenta: «Il mondo degli adulti ha difficoltà a comprendere le ragioni di questo disagio diffuso, presente già da prima della pandemia ma cresciuto durante quel periodo drammatico. Non possiamo uscircene etichettando semplicisticamente come emergenza un’intera generazione o definire gretini chi si impegna per la salvaguardia del pianeta, cioè il loro futuro».

«Ci sono tanti ragazzi che fanno cose insieme, si aiutano e aiutano nei momenti di bisogno, fanno sport, volontariato e costruiscono comunità a scuola e fuori – sottolinea Rossi-Doria -. Ascoltiamoli. Hanno da insegnare a noi tutti in un mondo complesso che è e sarà il loro. Il tema del disagio degli adolescenti riguarda tutti, non solo i ragazzi, le ragazze e le loro famiglie. Riguarda la scuola e la formazione, le fondazioni e il Terzo settore, le istituzioni e gli enti locali, il mondo della cultura, dello sport e dell’informazione, il mondo economico e delle imprese».

Il primo passo consiste nello smontare pregiudizi e luoghi comuni. C’è un muro di incomprensione che divide il mondo dei grandi da quello dei ragazzi. Il 54% degli adolescenti pensa che gli adulti non li capiscano, e il 45% dei genitori si dice d’accordo, ammettendo l’approccio sbagliato verso i figli. Di fronte a relazioni familiari che si fanno sempre più complicate, la fuga verso il virtuale è facile e quasi scontata. Quasi 100mila ragazze e ragazzi (il 2,5% degli 11-17enni) mostrano inquietanti segni di dipendenza da social media. Tra loro, il 75% ammette di fare fatica a parlare con mamma e papà. Il Covid ha peggiorato lo scenario, spingendo verso la deriva della solitudine: in base alle rilevazioni svolte dall’istituto nazionale di statistica, il 50,5% degli alunni delle scuole secondarie ha iniziato a frequentare meno amici e amiche.

Le difficoltà non mancano nemmeno in ambiente scolastico: circa 1 studente su 10 delle scuole secondarie ha dichiarato di aver subito episodi di bullismo o cyberbullismo, con un’incidenza maggiore nei minori stranieri. Anche le ragazze sono tra i soggetti più a rischio di episodi di bullismo: il 3,9% delle studentesse dichiara di essere stata presa di mira con racconti di storie diffamatorie sul proprio conto. Molto più dei maschi (2,3%).

 

 

L’allarme Unicef
L’Unicef, da parte sua, lancia un ulteriore allarme riguardo i giovani dell’Unione Europea: circa 11,2 milioni di bambini e giovani entro i 19 anni – ovvero il 13% -, soffrono di un problema di salute mentale. Ovvero, 5,9 milioni di maschi e 5,3 milioni di femmine fino a 19 anni nell’Unione Europea soffrono di disturbi mentali. Tra le persone di età compresa tra i 15 e i 19 anni, circa l’8% soffre di ansia e il 4% di depressione.

Nella pubblicazione Child and adolescent mental health – The State of Children in the European Union 2024 dell’Unicef, presentato a metà maggio, in occasione della Settimana europea della salute mentale (13-19 maggio), si legge inoltre che il suicidio è la seconda causa di morte (dopo gli incidenti stradali) tra i giovani fra i 15 e i 19 anni nell’Ue. Nel 2020, circa 931 giovani sono morti per suicidio in Europa, equivalenti alla perdita di circa 18 vite a settimana. La prevalenza del suicidio è diminuita nel corso del tempo nell’Ue, afferma l’Unicef, con il 20% dei suicidi in meno nel 2020 rispetto al 2011. Circa il 70% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni che muoiono per suicidio sono maschi. In Italia, tra i giovani compresi nella fascia di età 15-19 anni, che hanno perso la vita intenzionalmente tra il 2011 e il 2020, il 43% era costituito da ragazzi e circa il 36% da ragazze. Circa la metà (48%) di tutti i problemi di salute mentale a livello globale si manifesta entro i 18 anni, eppure molti casi rimangono non individuati e non trattati.

Il disagio che riguarda i ragazzi può vedere l’implicazione di diversi fattori, alcuni anche di entità lieve se presi singolarmente, che dopo la pandemia hanno preso il sopravvento. L’esperienza del lockdown ha visto l’emergere di altre patologie, somatiche e psichiche, con un forte impatto di natura sociale, ambientale, relazionale, con cui oggi e domani ci troveremo a fare i conti. Sono tanti i giovani e giovanissimi che soffrono di malattie mentali e soprattutto depressione, parliamo di oltre 700 mila ragazzi solo in Italia. Paradossalmente, pur vivendo in un mondo iperconnesso, di fronte a queste situazioni spesso vince la solitudine, per paura del giudizio e dello stigma che colpisce chi soffre di malattie mentali.

 

 

Sprazzi di luce
A fronte di questi dati impietosi ci sono anche sprazzi di luce. Dalle rilevazioni emerge anche che gli under 17 sono convinti che le cose possano cambiare. Non solo nel loro microcosmo ma anche a livello generale. E stanno già provando a mettersi in gioco per promuovere qualche progresso. La quota di 18-19enni che hanno preso parte ad associazioni ecologiche, per i diritti civili e per la pace, ad esempio, è quasi doppia rispetto al resto della popolazione (2,9% contro una media del 1,6%). E appare in crescita anche la quota di chi, tra 14 e 17 anni, presta attività gratuite in associazioni di volontariato (6,4% nel 2022, a fronte del 3,9% dell’anno precedente). Insomma, gli adolescenti sono meglio di come vengono spesso dipinti. Basta soltanto fornire loro la tavolozza giusta, sapendo intercettare correttamente i loro desideri e i loro specifici interessi che li spingono a mettersi in gioco per dipingere un futuro migliore, il loro futuro migliore.