Pace: adesso tocca a noi

Abbiamo in mano la sorte della Pace, riconsegnando gesti supremi di umanità che gridano il desiderio di essere sempre più umani.

 

 

Dopo un’emergenza ancora un’altra. La tranquillità, la spensieratezza, le cose belle d’improvviso diventano fragili, deboli. Noi ci sperimentiamo fragili, impotenti di dire e fare la nostra parte dinanzi a scenari imprevisti dei quali non riusciamo a gestirne o prevederne le conseguenze.

Siamo tutti figli della previsione, del progetto, della vita vissuta per fasi, obiettivi verso una finalità. Adesso ci ritroviamo tutti gettati dentro una dimensione che non ha finalità, mancano gli obiettivi e nemmeno possiamo più organizzarci per fasi. Avevamo il mondo in mano ed ora questo mondo ci è sottratto.

Avevamo appena imparato a gestire la pandemia che ora la Guerra ci è vicina, la tocchiamo con mano ed essa è ancora più ingestibile ed imprevedibile della Pandemia. Due mostri sociali che hanno costruito la storia dei popoli, li sentivamo lontani racchiusi nei libri di storia, nei racconti dei più anziani o nello schermo di un film.

Avevo fame e mi avete dato da mangiare… (Mt 25,35)

E poi c’è Gesù che se ne esce con queste espressioni che spezzano la nostra mentalità spirituale progettuale. In mezzo al caos della storia Gesù ha queste trovate che hanno il sapore dell’umanità. Iniziare dalle cose principali, le più vicine, immediate, che ci fanno riscoprire esseri amorevoli, esseri umani. A volte sembra che a Gesù non interessi della sorte dell’umanità, di come vorremmo che andassero le cose. È come se Lui fosse incurante del nostro modo di intendere il verso giusto delle cose. Certamente in questi giorni avremmo preferito un Vangelo che parli del dominio del Bene sul male, del ritorno apocalittico di Cristo che riporti pace e ordine sulla terra. Ma Lui si ostina a parlarci di ben altro, del dare da mangiare a chi fame.

In realtà Gesù centra il punto della situazione, e ci da il criterio principale per avere in mano la situazione mondiale. Iniziare dal dare da mangiare per progettare un mondo che sia segnato dalla costante della novità umana. Dare da mangiare, in un mondo che associa l’abbraccio alla paura di morire e la ragione con l’uso delle armi, è il fondamento dell’umanità rinnovata.

Gesù mette nelle nostre mani la sorte della Pace, non la dà a Putin o i grandi del mondo. A loro possiamo solamente riconsegnare gesti supremi di umanità che gridano il desiderio di essere tutti quanti sempre più umani. Tanto più siamo umani tanto più assomigliamo a Dio.

La Pace, in questo momento, tocca a noi, dando vita a piccoli gesti di accoglienza, di scambio, di vicinanza. Impariamo a scegliere le nostre parole, che siano parole di pace, di non-violenza. Possiamo farlo nelle relazioni di ogni giorno che si articolano tra la vita materiale, fatta di sguardi, parole, contatti e la vita digitale, fatta di condivisioni, commenti, scelta di contenuti.

Diamo da mangiare al mondo affamato di bene, affamato di bontà, affamato di giustizia, affamato di affetto. Costruiamo, passo dopo passo, un mondo fatto di pace. Una pace mai più data per scontata, mai più data per ovvia, mai più messa da parte.

Beati gli operatori di pace…

fr. Rocco Predoti, ofm conv