Quale vestito stai indossando?

La chiamata è per tutti, ma la scelta è personale. Se il Signore ha scelto te, renditi degno di tale scelta, indossando la veste che lui ha pensato e preparato specificatamente per te.

La parabola delle nozze del figlio del Re in Matteo 22,1-14 si conclude con l’episodio curioso dell’uomo partecipante al banchetto che viene riprovato e punito severamente dal re per non aver indossato la veste nuziale. Sottolineo “curioso” poiché dalla lettura del contesto viene da dire: Ma come ragioni?, hai mandato i tuoi servi per strada a invitare chicchessia – buoni e cattivi – e poi ti lamenti che uno di questi non indossa l’abito della festa?! Come pretendi che tutti fossero pronti o avessero a portata di mano il vestito adatto?!  Ma, conoscendo gli usi dell’epoca, l’episodio non è poi così curioso: era normale che il padrone di casa – e stiamo parlando di un re! – mettesse a disposizione dei convitati che non potevano permetterselo un abito consono all’evento. Pertanto, il vestito c’era a disposizione, ma questo commensale non l’ha indossato.

Il significato della parabola è chiaro: nel tempo della Grazia, l’invito a partecipare al banchetto di nozze dell’Agnello-Gesù, l’invito alla comunione con il Padre per mezzo del sacrificio del Figlio, è rivolto a tutti indistintamente.  La migliore spiegazione di questa parabola la troviamo in Colossesi 3,11-14: «Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti. Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto».  Tutti gli uomini, senza alcuna distinzione, sono chiamati per Grazia alla fede salvifica per mezzo del sacrificio di Cristo. La sua misericordia previene anche la nostra condizione innata di peccatori poiché la chiamata a partecipare al dono gratuito della salvezza è rivolto sia ai buoni che ai cattivi.  Scelti da Dio, perdonati per sua iniziativa e non per nostro particolare merito, occorre di conseguenza “rivestirsi” dei suoi stessi sentimenti di carità. Occorre rivestirsi dell’uomo nuovo, cioè «abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli» per convertirsi e così «rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità» (cfr Ef 4,22-24).  A che serve aver conosciuto e incontrato Gesù, aver accolto la sua chiamata alla salvezza, l’essere stati perdonati, purificati, giustificati, se poi la nostra vita perpetua gli schemi dell’uomo vecchio, dell’uomo che non conosce Dio e non vive nel suo Amore?

La parabola si conclude con una frase che per molti appare enigmatica o di difficile comprensione: «molti sono chiamati, ma pochi eletti».   La parola “elezione” (dalla particella “e-” che indica separazione e “legere” che significa cogliere) etimologicamente significa “scelto” (colto in maniera selettiva).  Pertanto, con la parabola del banchetto di nozze, Gesù lancia un messaggio ben preciso: tutti – “molti” nella Scrittura indica “tutti” – sono chiamati alla salvezza, ma pochi tra questi sono quelli scelti a parteciparvi pienamente ed efficacemente. La discriminante è rappresentata dal rivestirsi dell’uomo nuovo, da una conversione fattiva: chiamati per misericordia occorre farsi operatori di misericordia; “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).  Chi può dirsi salvato dalla misericordia gratuita di Dio? Non tanto chi l’ha conosciuta ricevendone l’annuncio, bensì chi la vive praticandola ogni giorno!  Chi può dirsi discepolo di Gesù? Non tanto chi ha ricevuto la chiamata alla sequela di Gesù, ma chi si fa suo missionario, andando in tutto il mondo, chiamando tutti alla salvezza e formando a suo volta ulteriori discepoli (cfr Mt 28,19-20).

 

Chiamati ad indossare un vestito particolare…

Mi permetto di estendere il significato della suddetta espressione – come si usa spesso fare – anche ai “chiamati” ad un discepolato-missionario più radicale nella vita consacrata e sacerdotale.  Nella mia personale esperienza ho incontrato e continuo ad incontrare tanti giovani che pur consapevoli della chiamata particolare che il Signore rivolge loro, scelgono volontariamente – con mille scuse tutte lecite ma non per questo plausibili – di non corrispondere fattivamente a tale chiamata.  Anche per essi è pronta la veste “adatta” conforme alla loro specifica chiamata, ma molti la considerano un “optional”. Non comprendono che il loro vero vestito che gli da la possibilità di trovare giusta collocazione al banchetto delle nozze dell’Agnello, è proprio quello e nessun altro.   Al banchetto delle nozze dell’Agnello non sei tu a decidere quale vestito indossare, ma ti è stato preparato da Colui che ti ha chiamato. Se hai scelto di indossarne un altro, hai di conseguenza scelto di vivere una vita che non ti appartiene e di collocarti in una sala ben diversa da quella del banchetto a cui eri stato chiamato e di ballare una danza – la danza della vita – che non è allo stesso ritmo di quella dello Sposo.

Per Colui che ti ha chiamato non è indifferente l’abito che indossi perché te ne ha preparato uno su misura nel momento in cui ti ha chiamato. Sotto la croce c’è una “tunica senza cuciture” di cui lo Sposo si è spogliato per fartene dono e renderti simile a lui. Con quella tunica, messa lì a parte per te, Gesù ti chiede di andare nel mondo come suo testimone e profeta perché la sala del Regno di Dio si riempia di ulteriori commensali. Se non lo fai tu, se non indossi tu quella specifica tunica preparata appositamente per te, nessun altro la potrà indossare al posto tuo: la chiamata è per tutti, ma la scelta è personale. Se il Signore ha scelto te, renditi degno di tale scelta, indossando la veste che lui ha pensato e preparato specificatamente per te.

Fra’ Saverio Benenati, ofm conv.