Farsi prendere dall’amore di Dio è questione di coraggio e il coraggio fa volare.
Solo i coraggiosi volano! Mi piace di più come espressione, perché “vola solo chi osa farlo” è già fin troppo usata come didascalia ai nostri post dove mostriamo in bella evidenza il solito cocktail, le solite pose, e i finti sorrisi da venerdì notte per far vedere a tutti che siamo felici (ma sarà vero?).
Beh, il volo è questione di coraggio. Per natura non appartiene all’uomo ma di questo, a differenza di altre specie animali, l’uomo se n’è infischiato e da quando è sulla faccia della terra ha sempre avuto una sola preoccupazione: volare. Con mille tecniche, mille arnesi, con mille espedienti ma l’uomo ha sempre desiderato volare. Non gli è neppure bastato alzarsi da terra e librarsi in volo ma ha sempre desiderato andare più in alto, fino alla luna. Non è bastato! Ancora più lontano fino a Marte. Nemmeno! Ancora più lontano, oltre la galassia, oltre tutto. Buzz Lightyear direbbe: verso l’infinito e oltre!
Eppure questa frase starebbe bene addosso ad un uomo, un semplice uomo, vissuto nel 1600 che non era né tecnologico né appartenente a qualche accademia scientifica seguace di Leonardo da Vinci. Era semplicemente un frate e di aeroplani o palloni aerostatici non gli interessava nulla. Il semplice frate Giuseppe, in una zona sperduta della Puglia, Copertino, aveva testa solo per Gesù e sua Madre Maria. Eppure è riuscito a volare. Si, ad alzarsi in volo perché avuto la spinta forte del coraggio di lasciarsi prendere dall’amore di Dio.
Farsi prendere dall’amore di Dio è questione di coraggio e il coraggio ti fa volare. Giuseppe infatti volava. È stato famoso per essere un semplice frate che, mentre pregava, si alzava in volo. Si lasciava trasportare verso l’infinito. Anche se, in termini numerici, tra lui e il pavimento vi erano alcune decine di centimetri o qualche metro al massimo, tra lui e la terra vi era l’abisso perché lui era proiettato verso l’infinito. Si lasciava chiamare ogni giorno da questo Gesù che lo amava.
La sua era una vocazione di ogni giorno ed ogni giorno lui si proiettava verso l’infinito dell’amore di Dio. Questa è la vocazione: non è fare il frate, la suora o giocare al ribasso con la giustifica che si può amare Dio facendo di tutto. Vocazione è lasciarsi afferrare tutto di sé stesso e lanciarsi in volo, come un tuffo da uno scoglio, come un lancio col parapendio. Sai che ti lanci ma non cadi, lasci ogni sicurezza, ogni certezza sotto i tuoi piedi perché l’amore di Dio ti prende e ti porta molto più in alto di quanto tu possa pensare.
fr. Rocco Predoti, ofm conv.
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