Vivere da risorti

Risorti sono coloro che non si stancano mai di chiedere perdono a Colui che mai si stanca di perdonare. Risorti sono coloro che riescono a vedersi oltre il proprio peccato poiché, pieni di fede in Gesù, si vedono amati, perdonati e perfino inviati ai fratelli.

Al termine dei quaranta giorni di quaresima è umano attendersi da sé stessi un certo cambiamento, in meglio, della propria vita spirituale, della propria relazione con Dio. Che fine hanno fatto i buoni propositi di un mese e mezzo fa? Non so voi, ma io non sono molto convinto di aver fatto chissà quali progressi. Se guardo a me stesso, a quello che ero e a quello che sono, non vedo molte differenze: continuo a cadere negli stessi errori, anzi l’itinerario biblico quaresimale mi ha aperto gli occhi anche su tante altre infedeltà e contraddizioni nel mio rapporto con Gesù e con i fratelli. Mi pare che più cammino con Gesù, più mi ci avvicino e più scopro quanto ne sono “distante”.

Allora mi chiedo: che senso ha la Pasqua? La coscienza che Gesù sia morto per i miei peccati non mi fa sentire ancora più colpevole? Dove sta la liberazione che Gesù ha promesso per chi crede in Lui?

Preso da questi pensieri, mi sono arrivate addosso la Domenica delle Palme, come pioggia che lava e purifica, le parole che Gesù rivolge a Pietro durante la sua ultima cena: «Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». (Lc 22,31-32)

Gesù poco prima di essere consegnato alla sua passione e morte, consapevole che Pietro di lì a poco lo rinnegherà per ben tre volte, come è altrettanto consapevole che anche i suoi fratelli vacilleranno non poco, vede nel fragile pescatore di Galilea colui che dovrà confermare la fede della Chiesa nascente, la fede nella sua infinita misericordia. Gesù è certo della conversione di Pietro, della sua capacità di risollevare i fratelli, nonostante sappia bene quale grande fragilità si porti dentro quest’uomo.

Questo episodio mi ha richiamato alla mente il capitolo 11 del Vangelo secondo Giovanni dove si fronteggiano la visione di Gesù, certo della risurrezione dell’amico Lazzaro, e la fede limitata di Marta che ormai non vede alcuna possibilità di vita per il fratello: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni» (Gv 11,39), che equivale a dire: Ormai non c’è più nulla da fare!

Il giorno delle Palme, nell’omelia della solenne celebrazione in piazza San Pietro, Papa Francesco lanciava un forte ammonimento ai giovani, ripetendolo due volte: Non fatevi rubare la speranza! E allora tutto è diventato chiaro, anzi splendente di una luce nuova, quella del Risorto! Infatti, mentre noi ci vediamo come persone fragili nella fede e peccatori irriducibili, Gesù guarda oltre e ci vede come saremo se sapremo perseverare nella fiducia nel suo amore illimitato e incondizionato.

Quanto sono significative le lacrime di Pietro che sgorgano copiose quando i suoi occhi incrociano lo sguardo di Gesù subito dopo il triplice rinnegamento: mentre Pietro piange il suo tradimento e le lacrime gli impediscono di vedere oltre il suo peccato, Gesù vede in lui la solida guida della Chiesa che sarebbe nata dal suo costato trafitto. Lo stesso era avvenuto a Betania pochi giorni prima: Marta vede nel fratello un morto in avanzato stato di putrefazione, Gesù vede un testimone della gloria di Dio tanto che molti, dopo la risurrezione di Lazzaro e per causa sua, crederanno in Lui.

Ecco cosa è la speranza a cui ci appellava Papa Francesco! Ecco cosa significa vivere da risorti, illuminati dalla fede nel Risorto e gioiosi nella speranza: guardare noi stessi e con noi il mondo che ci circonda con gli occhi di Gesù. Con i nostri occhi vediamo solo male, peccato, egoismo, avidità… che generano violenza, distruzione e morte; ci vediamo incostanti, infedeli, schiavi delle nostre passioni… Con gli occhi del risorto, invece, abbiamo la capacità di vedere che il male e il peccato non sono l’ultima parola su questo mondo. È come essere di fronte a del letame: l’uomo qualunque vi vede letteralmente della “merda” che puzza, il contadino, invece, vi vede del buon concime che farà crescere e fruttificare abbondantemente le piante del suo orto.

Vivere da risorti, da uomini di speranza, sta proprio nel guardare noi stessi e il mondo con gli occhi del divino vignaiolo, del buon pastore che conosce bene le sue pecore e le loro fragilità ma per le quali offre la sua vita perché crede in ognuna di esse, fino al punto di cercarle per valli e per monti quando esse si smarriscono. Facciamo nostro l’appello di Papa Francesco pronunciato nel suo primo Angelus domenicale: Dio mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai!

Risorti, dunque, sono coloro che non si stancano mai di chiedere perdono a Colui che mai si stanca di perdonare. Risorti sono coloro che riescono a vedersi oltre il proprio peccato poiché, pieni di fede in Gesù, si vedono amati, perdonati e perfino inviati a confermare nella stessa fede coloro che in questo momento disperano in un futuro diverso e migliore, oltre le proprie infedeltà, tradimenti e perfino sepolcri di morte!

Asciughiamo, fratelli, le lacrime del peccato e della morte che ci impediscono di vedere il volto compassionevole di Gesù che si fissa con amore su ognuno di noi; risorgiamo dalla nostra cecità per portare con gioia a tutti la speranza di Cristo!

fra’ Saverio Benenati